IL SISTEMA SCOLASTICO: UN CORPO PUBBLICO “NOMADE E DESTABILIZZATO”.




Oggi il precariato nella scuola può essere considerato un fenomeno di “massa”, infatti è persino difficile reperirne cifre esatte, si pensa possano essere circa 200.000 le unità che annualmente ricoprono incarichi a lungo e a breve termine.
Il personale precario si divide in precari vincitori di concorso, precari che hanno frequentato le SISS e precari che lavorano su graduatorie d’istituto; inoltre il più recente provvedimento governativo mette in atto un nuovo canale di reclutamento, il TFA, da effettuarsi attraverso l’istituzione di un percorso universitario.
Da un lato i docenti non abilitati ne attendono l’inizio, d’altro canto i docenti abilitati lo temono per paura di essere scavalcati nelle graduatorie; non è escluso così che non si apra una ennesima lotta a colpi di ricorsi e che il sistema di reclutamento già minato, entri maggiormente in crisi, lasciando tutto il personale della scuola in perenne approssimazione.


Altro fattore negativo che si sta abbattendo sulla stessa è quello dei perdenti posto, infatti dopo la riforma Gelmini a causa dell’aumentato rapporto alunni/classi, rimodulazione del tempo scuola e rivisitazione delle classi di concorso, ad oggi si sono avuti circa 10.000 unità di risorse umane, nella sede di titolarità, in soprannumero.
Tutti questi fattori agiscono negativamente sia sull’andamento didattico dell’istruzione sia su quello organizzativo-gestionale, creando una maggiore frammentazione ed una separazione all’interno del comparto stesso.
All’inizio del mandato il Ministro Profumo ha dichiarato che “Tutta la scuola chiede di essere rivalutata per quello che rappresenta per l’intero Paese”, anziché orientarsi invece in una gestione ordinata e coerente per sanare una situazione che si protrae da anni con una ricaduta negativa sull’intero sistema scolastico. Tale situazione vede pendere sul MIUR circa 40.000 ricorsi di docenti precari, i quali attraverso i tribunali del lavoro chiedono, oltre ai danni per abuso di contratti a tempo determinato, la stabilizzazione dello stesso, come previsto dalla direttiva Europea 70/99.
Inoltre, lo stesso Ministro, senza nessuna considerazione delle problematiche nazionali in atto, ha dato il via in forma sperimentale, in Lombardia, ad una ulteriore modalità di reclutamento basata su albi regionali con chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti.
Ad una attenta analisi della situazione si deduce che il corpo “docente”, nella scuola odierna, se non rappresenta ciò che dovrebbe essere è proprio per la mancanza di una determinata coesione, e nella stragrande maggioranza appare come un corpo docente menomato, generalmente stanco, non messo nelle condizioni di poter dare con continuità ed interesse il meglio nelle attività, nella programmazione e nell’organizzazione della didattica.
Alla luce di queste nuove fattibilità ministeriali, se nella scuola viene a mancare il lavoro collettivo- continuativo, il confronto e la formazione condivisa, la stessa scuola risulterebbe maggiormente debole, sino a raggiungere il depotenziamento nella partecipazione attiva.
L’organico funzionale che da tempo si aspettava per rafforzare ed ampliare l’autonomia scolastica, contribuendo a stabilizzare anche il precariato storico, rafforzando e contestualizzando le potenzialità insite in ogni risorsa umana a beneficio dell’intero sistema, così, invece come è stato programmato, contribuirà solamente ad insistere nell’immagine di un corpo pubblico “nomade e destabilizzato”.


Mariella Petrini