Liceo, Tecnico o Professionale: quale scegliere?

A oggi, chi doveva scegliere la scuola secondaria superiore per proseguire gli studi ha ormai deciso. Tuttavia, questo è un buon momento per aprire una discussione sulle offerte formative delle diverse tipologie di istituti, suoi loro limiti e sulle auspicabili modifiche apportabili ai piani di studio nazionali. Sappiamo bene che il nuovo assetto ha sostanzialmente confermato lo schema tradizionale della divisione dei compiti fra Licei, Tecnici e Professionali.





Questo viene chiaramente ribadito laddove i rispettivi Regolamenti ne definiscono l’identità. Agli studenti dei Licei si promette l’acquisizione di “strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà”, a quelli dei Tecnici “una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico”, a quelli dei Professionali “una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento”. In tutti i casi, comunque, anche se con enfasi diverse, viene ribadita la doppia finalità del proseguimento degli studi e dell’inserimento nel lavoro. I Profili Educativi Culturali e Professionali o l’elenco delle competenze (vale la pena leggerli nei Regolamenti) propongono, effettivamente, modelli intellettuali diversi, ma tutti e tre egualmente ambiziosi. E si scopre persino qualche tendenza alla contaminazione e alla convergenza. Nei Licei, in generale, insieme ai risultati di apprendimento tipici e tradizionali, si trova qualche spunto che valorizza l’operatività e l’orientamento al risultato: “Saper utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per studiare, fare ricerca, comunicare”, “Possedere i contenuti fondamentali delle scienze fisiche e delle scienze naturali, padroneggiandone le procedure e i metodi di indagine propri, anche per potersi orientare nel campo delle scienze applicate”. Ma questo succede soprattutto in alcuni tipi di Liceo: in quello delle Scienze Applicate, dove l’orientamento alle applicazioni tecnologiche e alla risoluzione dei problemi è ovvio, ma, ancora di più, in alcuni indirizzi del Liceo Artistico (Design, Grafica, Multimedialità) dove nel profilo si trovano veri e propri tratti di professionalità. È soprattutto nei Tecnici e nei Professionali che il profilo propone una vera e propria saldatura fra cultura e professione, aggiungendo ai tratti tipici della formazione tecnico-professionale finalità formative come: “Riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione”, “Collocare le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche in una dimensione storico-culturale ed etica, nella consapevolezza della storicità dei saperi”, “Analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia allo sviluppo dei saperi e dei valori, al cambiamento delle condizioni di vita e dei modi di fruizione culturale”, “Essere consapevole del valore sociale della propria attività, partecipando attivamente alla vita civile e culturale a livello locale, nazionale e comunitario”. Le strutture curricolari e i piani di studio, però, sono poco coerenti con queste proposte e confermano per molti aspetti i modelli tradizionali. Ad esempio, soprattutto nei Licei, c’è una forte frammentazione disciplinare, e, nei Tecnici, persiste la polarizzazione fra l’area delle discipline umanistiche e quella delle discipline tecnologiche, con le scienze ancora confinate nel primo biennio e nessuna disciplina intermedia fra le due aree. La possibilità di introdurre variazioni della struttura curricolare entro il 20% (per la verità non facili da attuare), l’autonomia didattica e il fatto che i contenuti e gli obiettivi disciplinari siano dichiaratamente “indicazioni”, dovrebbero permettere alle scuole di adottare misure per superare alcuni limiti dei piani di studio nazionali. Ad esempio qualche forma di coordinamento o di integrazione disciplinare per superare la frammentazione, l’introduzione di contenuti non suggeriti dalle indicazioni nazionali, l’adozione di metodi interdisciplinari come il lavoro per progetti. Un aspetto importante è l’articolazione del percorso in due bienni più un quinto anno, che dovrebbe marcare i percorsi disciplinari e le finalità di ciascun segmento. In particolare il primo biennio, che coincide con il completamento dell’obbligo scolastico, dovrebbe avere ancora un carattere orientativo e permettere eventuali cambiamenti di percorso.

La redazione di Education 2.0

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