Il concorso per DS, tra nepotismo e meritocrazia



Le percentuali molto basse di coloro i quali hanno superato le prove scritte del concorso per dirigente scolastico (eccetto la Calabria che, nel bene o nel male, si “distingue” sempre)  ripropongono drammaticamente la questione della validità di una procedura concorsuale nata male e, probabilmente, destinata a finire peggio.





L’intento -ci è stato detto circa un anno addietro- era quello di selezionare con un metodo moderno, oggettivo ed esclusivamente incentrato sul merito i dirigenti destinati ad operare in un settore strategico per le sorti del nostro paese: l’istruzione.
Sin dal primo momento, tuttavia, si è capito che i conti non tornavano e non solo perché a proporci l’innovativa metodologia di selezione era la signora Gelmini, che la meritocrazia la predica ma non la pratica (è nota a tutti, soprattutto ai reggini, la sua performance all’esame per avvocato), quanto per il fatto che a gestire la prova preselettiva è stata chiamata Formez Italia S.p.A., che non rappresenta certo il massimo in termini di trasparenza e pratiche meritocratiche.
Tale società, infatti, che vive per il 90% grazie agli introiti derivanti da attività commissionate dalla casa madre, Formez PA., e quindi dal Ministero della Funzione Pubblica, è assurta agli onori della cronaca proprio perché, al  suo interno, non ha applicato i criteri meritocratici che, invece, rappresentavano l’obiettivo dichiarato della sua attività esterna.
Secondo un’interessante indagine condotta dal quotidiano “La Repubblica”, che ha passato al setaccio alcune delle spese sostenute di recente da Formez Italia S.p.A., i funzionari di tale società hanno attuato delle pratiche gestionali e delle strategie operative tutt’altro che improntate a criteri meritocratici. Si pensi alla consulenza esterna per  l’analisi di supporto allo staff di presidenza”, conferita ad un noto ingegnere di Ravello (Costo 53 mila euro);  ai 20 giovani che studiano a Roma, ma nati quasi tutti tra Amalfi e Ravello, utilizzati, con contratti di collaborazione, in qualità di tutor e steward nei convegni organizzati dal Formez;  ai mille cd rom comprati in un’azienda di Ravello; ai prodotti e servizi informatici acquistati presso un’impresa di Baronissi (SA); alle 20 mila buste intestate realizzate da una tipografia di Maiori; e per finire occorre menzionare i tre giorni di formazione destinati ai dipendenti di Formez Italia e svolti in un noto albergo di Sorrento (Costo 35 mila euro).
A questo punto -a meno che non si pensi veramente che i consulenti più bravi e gli operatori economici più competitivi si trovano tutti a Ravello e dintorni dove, qualche anno addietro, era sindaco l’attuale presidente di Formez Italia- l’interrogativo nasce spontaneo: ma se la società presieduta da Amalfitano non è riuscita ad attuare al suo interno la trasparenza e la meritocrazia, cosa ci fa pensare che l’abbia garantita nelle attività esterne, ad esempio nel concorso per dirigente scolastico?
E ancora. E’ opportuno che la selezione della classe dirigente del futuro, alla quale spetta il difficile compito di favorire la crescita culturale, morale ed economica della società, venga affidata a persone con queste “caratteristiche”? E, soprattutto, il fatto che a superare le prove scritte siano stati in pochi non sarà mica ricollegato alla preselezione, la quale, con i suoi quesiti sbagliati e incomprensibili, ha messo fuori gioco proprio i più meritevoli, vale a dire quelli che avevano studiato con metodo, piuttosto che limitarsi a memorizzare la parolina chiave della risposta considerata corretta dai consulenti di Formez Italia S.p.A.?
Le lamentele che oggi, dopo lo svolgimento delle prove scritte, vengono riproposte affondano le loro radici in una prova preselettiva che presentava una molteplicità di anomalie. La più grave delle quali, come sostiene Maurizio Tiriticco,  riguardava proprio “la qualità dei quesiti prodotti”, che non soltanto risultavano “disomogenei sotto il profilo della fattura docimologica”, ma molti di essi sembravano addirittura elaborati frettolosamente mediante un copia e incolla di informazioni rastrellate qua e là su internet, al punto che “era molto difficile riconoscervi la dignità di una prova”. Per la predisposizione di un test a risposta multipla efficace, infatti, non è sufficiente disporre soltanto di informazioni disciplinari, ma occorre possedere una specifica competenza nella produzione degli strumenti valutativi. Tutte abilità che i consulenti di Formez Italia, selezionati evidentemente secondo criteri per nulla meritocratici, non possedevano.
Quello che sta per chiudersi è, forse, il più contestato concorso nella storia dell’istruzione pubblica. Il  contenzioso che ha generato, ampiamente prevedibile, ha messo a fuoco i limiti e i vizi di una classe politica sempre pronta a predicare bene davanti ai riflettori delle telecamere, salvo poi, nel segreto delle stanze dei bottoni, a porre in essere le manovre più subdole e dannose per la società.


Giuseppe Iaconis