Proteste Invalsi: forse i “sindacati sono di troppo”?! Tutti o quali?

di Vincenzo Pascuzzi – 15 maggio 2012

Le considerazioni che seguono fanno riferimento all'articolo “ Prove Invalsi, Profumo, sindacati: chi è di troppo?” di Tiziana Pedrini (ilsussidiario.net – 15.5.2012).
Non possiamo non notare il tono allarmato, concitato, anche aggressivo dell'articolo. Ciò indica forse che l'autrice s'è alterata e ha perso le staffe. Parole e frasi scritte sembrano confermarlo. 

Già dal titolo “Profumo, sindacati: chi è di troppo?” ?! Si vogliono forse neutralizzare o far fuori i sindacati?! Tutti o quali? Poi, “dove si annidano i focolai della gloriosa rivolta” ?! Bisogna stanarli, neutralizzarli?! Pensarla diversamente dal Miur e dall'Invalsi e agire – in piena legalità – di conseguenza, è una “rivolta”?! E verso la fine, “l’abbraccio mortale con l’ambiguità dei sindacati”. No comment.



Ma veniamo ai punti sostanziali e oggettivi davvero.

I giornali italiani. Vengono chiamati in causa e criticati perché non danno/darebbero alle notizie l'importanza che Pedrizzi ritiene consona. Risponderanno i giornali stessi se si riconoscono e nel modo che riterranno.

I giovani laureati. E' vero, e lo sappiamo, che “i nostri laureandi non sanno scrivere tesi corrette e che ormai è di dominio pubblico che le prove dei concorsi pubblici non hanno più bisogno di sofisticate griglie di correzione. Basta controllare l’ortografia, la grammatica, l’uso delle preposizioni e della consecutio temporum. Per non parlare delle matematiche…”. 
In aggiunta, ricordiamo che abbiamo anche un tasso di dispersione scolastica pari a circa il 20%, cioè superiore di una volta e mezzo rispetto alle medie internazionali. Invece il pil percentuale italiano destinato all'istruzione è inferiore alle medie. 
Di pil non si parla, né si provvede con iniziative strategiche di medio-lungo periodo ai due problemi prioritari suddetti. 

La protesta è minoritaria, marginale. Se così, pur sempre di protesta si tratta. La bontà o meno delle ragioni non è quantificata dal numero dei partecipanti. Altrimenti, perché si dovrebbe preoccupare il Miur? E perché dovrebbero parlarne i giornali?

La paura di specchiarsi. Tiziana Pedrizzi riprende il paragone tentato dal ministro Profumo. Ma è un paragone utilitario, non valido, farlocco. I test Invalsi non sono uno specchio, né uno strumento di misura (ad esempio come il termometro), non restituiscono né immagini né misure con caratteristiche di scientificità e oggettività. Ciò è stato ribadito più volte, ma c'è chi non lo vuole intendere e confida sul fatto, o sull'assioma, che una bugia ripetuta più e più volte diventa poi verità, e alla fine ci crede anche lo stesso bugiardo.

Rilevazione campionaria o censuaria. “La rilevazione campionaria è lo strumento utilizzato dalle indagini internazionali e dalla maggior parte dei paesi europei (vedi rapporto Eurydice 2009) per la valutazione dei sistemi scolastici, accolta da ogni paese in modo assolutamente normale e pacifico, tranne che da noi, secondo me per due motivi: da un lato le prove effettuate da noi presentano dei problemi, specie per l'uso distorto che ne fanno le forze al governo, dall'altro manca completamente una "formazione" o anche un ' "informazione" al docente italiano, anche semplice, sul cosa è una valutazione di sistema, perché si fa e a che serve. E le valutazioni di sistema, necessarie per guidare i sistemi complessi che rispondono ad esigenze collettive e non individuali, aiutano, quando sono fatte bene”. Così Mila Spicola su Facebook, 15.5.2012.
Tiziana Pedrizzi la pensa diversamente e vorrebbe imporre il suo punto di vista: “Il campionario da solo è notoriamente la foglia di fico che si appone chi vuole impedire che si conosca il livello di tutte le scuole con il censuario, senza peraltro avere il coraggio di negare l’importanza scientifica delle valutazioni standardizzate esterne”. 
La riduzione della didattica e i notevoli maggiori costi del censuario rispetto al campionario non interessano perché essi sono a carico latente delle scuole e dei prof, non dell'Invalsi!

Il sistema e le scuole. A chi vuole il censuario non interessa conoscere il sistema ma classificare le scuole. Ad ogni costo e purchessia, vuole compilare una graduatoria delle scuole: ottime, buone, meno buone e cattive. Infatti il sistema è responsabilità del governo, del Miur, delle scelte politiche e delle risorse destinate, mentre le scuole sono buone o meno per responsabilità del personale, del preside e dei prof! Almeno in apparenza. 

Vincenzo Pascuzzi