I dolori della giovane Aprea

di Franco Labella - 26 giugno 2012

I “polli” non scelgono il pollaio in cui stare
Dopo i topolini è la volta dei “polli”. Non è che sia diventato animalista ma il fatto è che le metafore che si usano per la scuola hanno sempre più a che vedere col mondo degli animali piuttosto che con quello degli umani.

Le classi-pollaio è la colorita espressione che in tanti abbiamo usato per descrivere in maniera plasticamente efficace il sovraffollamento, pericoloso per la sicurezza e deleterio per la didattica, causato dai provvedimenti di taglio del ministro Gelmini.


Si è riparlato delle classi-pollaio per la vicenda di Pontremoli, cinque alunni bocciati in prima elementare. Dopo la decisione del consiglio di classe, in quella scuola sono arrivati gli ispettori ministeriali ed hanno “consigliato” di riconvocare lo stesso per rivedere, eventualmente, la bocciatura. Il consiglio è stato riconvocato ma ha mantenuto la decisione di bocciare gli studenti. Non ho elementi di conoscenza diretta per valutare, dall’ esterno, l’operato degli insegnanti elementari di Pontremoli, ma mi pongo una serie di domande.

Quando di parla di percorsi individualizzati, quando si auspica che ogni studente venga adeguatamente seguito, quando ci si lamenta, in generale, della dispersione scolastica nei segmenti diversi dalle elementari,quando si predica bene ma si razzola male in tema di handicap, insomma quando si parla o si vorrebbe parlare di scuola inclusiva , si ha presente che il numero di alunni non è indifferente ai risultati?

Capita spesso di leggere che non ci sarebbe evidenza scientifica del nesso tra basso numero di alunni e risultati scolastici positivi. Provate a chiederlo ai genitori dei bocciati di Pontremoli se il numero non fa la differenza….. Le famiglie hanno tutto il diritto di verificare il rispetto di regole, principi, azioni, responsabilità messe in capo ai docenti ma non avrebbero anche diritto, oltre che alle ispezioni ministeriali successive, anche alla certezza preventiva che l’ambiente in cui vivono i propri figli sia adeguato ed idoneo allo svolgimento di una proficua azione didattica?

E che senso ha aver permesso il proliferare delle classi-pollaio e mandare poi gli ispettori ministeriali?
Il problema sono le classi-pollaio o invece il problema è quello di non aver avvertito in tempo i “polli” e le loro famiglie dei rischi connessi con la permanenza nelle classi medesime?

Insomma a me pare che sia sempre la vecchia storia del dito e della luna. Solo che qui, a pagare, ci sono famiglie e bambini.

Ps: l’anno scorso ho sperimentato una classe di prima Liceo delle scienze umane di 32 iscrittii compreso un portatore di handicap. Serviva mezz’ora solo per l’appello e per avere la calma e l’attenzione necessarie.
Non vi trascrivo i risultati finali.
Perché non c’è evidenza scientifica, come scrivono i soloni favorevoli a tagli e “rigore” gelminiani, che con meno alunni sarebbe andata meglio…….

I dolori della giovane Aprea e l’art. 21 della Costituzione
Salvo che per i blogger, nun fa fino, come dicono a Roma, utilizzare i media per parlare di sé. Vìolo questa regola aurea semplicemente perché il tema e l’accaduto sono delicati e sintomatici.

Mi è capitato di commentare una recente intervista di Valentina Aprea, già presidente della VII Commissione Cultura e Istruzione della Camera e ora assessore all’istruzione della Regione Lombardia, di cui ho parlato nella rubrica della scorsa settimana. Non era un commento benevolo e, forse,a ben vedere, nemmeno troppo argomentato.

Insomma l’onorevole Aprea, dopo i dolori provocati dal ricorso del Governo contro la sua legge regionale che prevede la chiamata diretta degli insegnanti , deve aver provato altro fastidio nel leggere il mio commento.

A mia scusante devo dire, però, che, nei siti, gli spazi dei commenti, in genere, non sono tali da potervi scrivere un saggio. Detto questo lascio ai lettori il giudizio su questa frase che l’assessore all’Istruzione della Regione Lombardia ha scritto nella replica al commento:” Ritengo offensivo accusarmi di incultura giuridica, quando le mie affermazioni partono dalla considerazione che la leale collaborazione è il primo principio di rapporto tra le istituzioni e che il Governo Monti non può trincerare la scelta di impugnare la legge regionale dietro motivazioni “tecniche”, ma deve assumersi la piena responsabilità del proprio giudizio politico.

Responsabilità a cui tutti sono chiamati, anche chi decide di pubblicare commenti con superficialità.

La domanda è semplice ma duplice: il ricorso del Governo alla Corte Costituzionale è tecnicismo politicien o costituisce l’esercizio di un potere costituzionalmente previsto a tutela degli equilibri fra i diversi soggetti? E poi, pubblicare un commento, magari sgradito e se fosse pure sgradevole (anche se il giudizio era un giudizio politico di tipo generale e non personale), al tempo dell’art.21 della Costituzione repubblicana, è un delitto di lesa maestà per cui auspicare il ritorno alla censura?

Insomma la vicinanza col Celeste Formigoni è contagiosa e fa crescere il fastidio per i giudizi e i commenti? Fine della storia.

CITAZIONI
Da tecnico a tecnico
“In un tempo di crisi così profonda della società italiana l’investimento maggiore sarebbe dovuto essere sulla scuola . È nella scuole, chi governa la crisi, avrebbe dovuto rifondare la nuova energia intellettuale e morale di un Paese in crisi” .

“Finché non vedo Monti o un altro presidente del consiglio assumere su di sé l'impegno di ripensare il ruolo della scuola... Sottosegretari e ministri come Fabrizio Barca faranno tutto il possibile, ma questo non basta a tracciare una vera inversione di tendenza”
(così il prof. Tullio De Mauro, già ministro tecnico della Pubblica Istruzione a proposito della politica scolastica degli attuali ministro e Governo tecnici).


Sono partigiano, ho stima e considerazione del prof. De Mauro uno dei rari ministri dell’Istruzione che ha lasciato un buon ricordo di sé anche considerando che, quando ha avuto la responsabilità di occuparsi istituzionalmente di scuola, sapeva di cosa stava parlando.