Pensavamo fosse merito………….invece era un calesse

Reggio Calabria 09/06/2012 (di Lucio Ficara)
Per comprendere le aspettative tradite, l’idea irrealizzabile e fortemente demagogica, ci piace utilizzare il termine “calesse” , come oggetto materiale che si contrappone al senso profondo e spirituale del termine “merito”.  Bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di dire le cose come stanno, senza fare della facile demagogia.
In Italia oggi l’idea del “merito riconosciuto” è impraticabile perché il contesto socio-politico è fortemente basato sul clientelismo che ha favorito una classe dirigente fatta da individui impresentabili e spesso anche incompetenti. Come sottolinea l’indagine conoscitiva presentata da Confindustria  al 42esimo convegno dei giovani industriali, in Italia, tutt’oggi,  il 43% dei laureati trova lavoro grazie all’intervento di familiari e amici. Parlare di merito in una società profondamente corrotta, dove tutto viene filtrato e regolato da rapporti familistici o associazionistici, è pura demagogia. Già la Gelmini, paladina del merito e delle buone pratiche, ha fallito amaramente dimostrando demagogia e incompetenza. Un esempio lampante e recentissimo di quanto detto  è l’ultimo concorso a dirigente scolastico che è alla fase conclusiva. Altro che meritocrazia , alla fine risulteranno vincitori, non i più bravi e meritevoli, ma fra qualche meritevole troveranno posto nelle dirigenze scolastiche, come al solito,  tanti colleghi affiliati a quel sistema clientelare e lobbistico, che ha rovinato l’Italia. Dopo la Gelmini ci riprova Profumo! Infatti le demagogiche esternazioni del ministro dell’istruzione sul merito e i suoi intenti di approvare in Consiglio dei Ministri un decreto legge sul merito,  vanno nella stessa direzione del suo predecessore, senza che si tenga conto che la nostra è una società palesemente e culturalmente anti-meritocratica. Non vorremmo dover esclamare, sconfortati e disillusi, pensavamo fosse merito……invece era un calesse. Quale credibilità di sana meritocrazia può avere per esempio, la legge lombarda sulla chiamata diretta dei docenti ? Una legge fatta da un Consiglio Regionale di inquisiti e persone definite dall’opinione pubblica culturalmente indegne e prive di etica, quale valore di legittimità può avere? In una società malata di corruzione, clientelismo, nepotismo e familismo, non ci vogliono norme demagogiche ma piuttosto regole chiare e oggettive, volte a garantire tutti i lavoratori. C’è bisogno di regole e patti chiari…….insomma preferiamo un buon calesse funzionante, piuttosto che un merito evanescente e discriminatorio.