Più coraggio nelle scuole, firmiamo ciò che si scrive



In un articolo su OrizzonteScuola si può leggere quanto segue: “Egregio Signor Ministro, sono un’insegnante di Lettere, quest’anno impegnata negli esami di terza media: di conseguenza, ho somministrato e corretto le Prove Invalsi…….. In questa sede voglio invece soffermarmi su alcuni imperdonabili errori riscontrati nelle prove e nella griglia per la correzione: 1) L’esercizio D1b recita: Non ti preoccupare, ………………. detto io a Francesco che domani non vieni. I ragazzi erano chiamati a completare con una delle seguenti opzioni: glielo, gliel’ho, glielò. Il periodo “corretto” risulterebbe quindi: Non ti preoccupare, gliel’ho detto io a Francesco che domani non vieni. Tale periodo è completamente errato: la
resenza di un doppio complemento di termine (gli e a Francesco) nella stessa frase nonché di un complemento oggetto (il pronome lo) che anticipa la proposizione oggettiva (che domani non vieni) sono errori gravi, di quelli che si segnano con la matita blu
“.



Tutto bene, siamo al cospetto di  una professoressa,  che con competenza corregge l’operato di  un collaboratore del Ministro, reo di aver commesso errori da matita blu. Il fatto che non mi convince,  è quello di non mettere nome e cognome su ciò che si afferma, lasciando al lettore dubbi e sospetti. Chi è la professoressa che bacchetta ? Quali sono le sue competenze disciplinari ? Come mai un collaboratore del Ministro ha minori competenze linguistiche di una docente impegnata negli esami di terza media ? Potrebbe venire il sospetto su qualche ispettore tecnico,  che non ha partecipato alla stesura di dette domande,  e si voglia togliere qualche sassolino dalle scarpe,  spacciandosi come professoressa di scuola media. Per mandar via qualsiasi dubbio,  basterebbe un po’ di coraggio, un po’ di trasparenza, basterebbe mettere nome e cognome sotto quanto si scrive. In questo modo sapremmo i nominativi di chi, compilando i quesiti sbaglia,  e di chi con competenza  evidenzia l’errore commesso. Basta poco, basta solo più coraggio.

Aldo Domenico Ficara