"Passato lo voto, gabbata la schola"

di Vincenzo Pascuzzi – 13 febbraio 2013

Si dice "Passata la festa, gabbato lo santo". E' un proverbio che possiamo adattare in "Passato lo voto, gabbata la schola", usando un italiano un po’ .... anticato. Il senso è che ora, alla vigilia del voto, tutti i partiti promettono a iosa riguardo alla scuola ma poi, a partire dal 26 febbraio, manterranno poco o nulla accampando le scuse più bizzarre, varie e improbabili.
C’è inoltre la inquietante e sgradevole sensazione che poco o nulla cambierà in futuro per la scuola, per gli studenti, gli insegnati e l’altro personale. Impalpabili elementi inducono la percezione (si spera errata) di un sotterraneo accordo, in tal senso, già in atto e condiviso da una molteplicità di soggetti politici e sindacali.







Ma torniamo al voto e agli elettori. La scuola è un consistente e appetibile serbatoio o bacino elettorale. "I docenti e le loro famiglie sono oltre 3 milioni di voti. Non pochi, vero?" secondo Vittorio Lodolo D’Oria.
Questo è il motivo per cui nei programmi elettorali abbondano le facili promesse. Promesse che però vanno analizzate, studiante, vagliate. Molte sono del tutto irrealizzabili, incoerenti, futuristiche, difficili o impossibili da quantificare, temporizzare, monitorare.
Per avere una qualche serietà, concretezza e credibilità, ogni promessa dovrebbe essere chiara e precisa riguardo alle condizioni della sua realizzazione. I partiti, per ogni promessa nel loro programma per la scuola, dovrebbero specificare le previsioni circa i tempi (100 giorni, 12 mesi, una legislatura, una generazione?) e i costi di realizzazione, gli altri parametri numerici che ne consentano il monitoraggio nel tempo e poi ne confermino l'avvenuta realizzazione o meno. Altro indicatore da specificare è la priorità relativa di ogni proposta.
Sicuramente utili anche elementi aggiuntivi che consentano di valutare il profilo di credibilità e coerenza del soggetto che promette, assieme al suo c.v, politico e alle sue referenze generali e specifiche su quanto già fatto, o non fatto, per la scuola. Utile anche la valutazione che detto soggetto fa della condizione attuale della scuola e dell’operato di chi l’ha governata e gestita negli ultimi 5 o 10 anni.
Importanti anche le omissioni riscontrabili nei vari programmi elettorali e relative a problemi concreti tipo: classi-pollaio, carta igienica e altri materiali di consumo, precariato, dispersione scolastica e universitaria, rinnovo del contratto di lavoro, “merito” e test Invalsi, percentuale di Pil nazionale destinato alla scuola e altri simili.
Chi vuole può applicare le indicazioni sopra indicate ai vari programmi elettorali presenti in rete. Oppure effettuare una esercitazione semplice e breve applicandoli alle proposte che, secondo Davide Giacalone, avrebbe dovuto fare una “sinistra vera” e che sono riportate qui di seguito (*). Ultima osservazione è relativa al “merito” che viene ripetuto e recitato come un mantra, ma mai è definito in termini operativi e che si comporta come una sfuggente anguilla dialettica.

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(*) Speranze deluse. Una sinistra vera, …. dovrebbe proporre:
a) meritocrazia fra i banchi e fra le cattedre;
b) trasparenza e pubblicità dei risultati;
c) spesa pubblica indirizzata verso scuole e insegnanti che meritano, non a pioggia;
d) digitalizzazione massiccia (tutte le scuole italiane sono in rete, ma il libro di testo digitale continua a essere rinviato, …. );
e) integrazione fra scuola e mondo del lavoro, anche mediante la promozione di borse di studio finanziate dai privati (e interamente defiscalizzate);
f) competizione fra i diversi istituti, il che comporta la cancellazione del valore legale del titolo di studio
Soldi? Sì, certo, i soldi servono, ma se non si cambia il modo di spenderli più se ne mettono e più se ne buttano.

Davide Giacalone: “Pier Luigi ha un piano per uccidere la scuola” - Libero – 12 febbraio 2013 – pag. 10