ISPETTORI PER SFINIMENTO?

Francesco G. Nuzzaci-



Ci sarebbero almeno nove ragioni per non scrivere queste righe, pari al numero di specifici
contributi già dedicati al concorso a 145 posti di dirigente tecnico del MIUR, c.d. concorso
ispettivo. Se non ce n’è scappato qualcuno.
Li riportiamo in ordine cronologico. Il lettore non interessato o che abbia fretta può tranquillamente
saltarli:
- Verso il concorso ispettivo, in «Scuola & Amministrazione», maggio 2007;
- Il concorso ispettivo s’è perso per strada?, in «www.edscuola.it», gennaio 2008;
- Un concorso ispettivo con molti interrogativi, in «Scuola & Amministrazione», marzo 2008;
- Impugnato il concorso ispettivo, in «www.edscuola.it», maggio 2008;
- Concorso ispettivo: nuovo rinvio e vecchi interrogativi, in «www.andis.it», settembre 2008;
- Il concorso ispettivo: ultima puntata?, in «Scuola & Amministrazione»; novembre 2008;
- Ancora un rinvio del concorso ispettivo, in «Scuola & Amministrazione», aprile 2009;
- Concorso a dirigente tecnico: lettera aperta al capodipartimento dottor Giovanni Biondi, in
«www.edscuola.it», luglio 2009;
- Le ultime sul concorso ispettivo, in «Scuola & Amministrazione», gennaio 2010.
E ce ne sarebbe una decima, di ragioni: di quel che abbiamo detto e diremo non gliene importa
niente a nessuno.
Ma la provocazione è forte e l’indignazione «ditta dentro».
Com’era facilmente prevedibile, la stucchevole ed estenuante telenovela del concorso ispettivo
si è arricchita di una nuova puntata ed altre ne preannuncia.
Un anno è occorso per confezionare il bando, poi seguito da sei rinvii della prova di
preselezione, alla fine svoltasi il 21 settembre 2009. Ed ora la replica del tormentone per le tre
prove scritte. Siamo già al terzo slittamento. Quando e in quali sedi si terranno, attendere la
gazzetta ufficiale del prossimo 12 ottobre.
Avanti così, a passo di moviola, tanto nessuno sarà chiamato a renderne conto.
Nel prolifico forum ospitato sul sito del ministero dell’interno è stato fatto notare che il
concorso ha compiuto due anni e mezzo; che diventano quasi il doppio se si prendono le mosse
dalla gazzetta ufficiale n. 244 del 25 settembre 2005, contenente il bando a 15 posti di dirigente
tecnico del MIUR, poi «congelati», per essere aggiunti ai 130 posti autorizzati dalla presidenza
del consiglio, figuranti nella gazzetta ufficiale del 23 febbraio 2007: il tutto, e per l’appunto, fa
145.


 


In questi due anni e mezzo un bimbo ha imparato a camminare, a correre, ad esprimersi in modo
comprensibile nella sua lingua, si è potuto iscrivere alla scuola dell’infanzia. Il concorso,
invece, deve ancora muovere i primi passi. Chi non ha superato la preselezione ha avuto motivi
in quantità industriale per fare ricorso al TAR, in ciò facilitato, come dire?, da un
comportamento poco trasparente dell’amministrazione. Anche chi, sulle novanta domande, ha
omesso sessanta e passa risposte, e molte ne ha sbagliate, conseguendo un punteggio risibile,
inferiore alle due cifre; o ha lamentato l’inizio anticipato di cinque minuti, concesso ai
concorrenti ospitati nell’aula accanto; ovvero ha censurato la mancata defalcazione del tempo
necessario per trascrivere le risposte sul foglio predisposto per la loro correzione automatizzata,
sino ai suoi caratteri eccessivamente minuscoli: ne siamo stati testimoni per aver avuto
notificate copie dei relativi ricorsi in quanto individuati come controinteressati.
Qualcuno è riuscito a spuntare un provvedimento cautelare e sarà – forse – ammesso agli scritti.
Si è modificata la commissione e un commissario escluso, sempre grazie al TAR, sarà – forse –
reintegrato. Nel frattempo- sempre sul forum – si evidenzia che migliaia di persone, dirigenti ed
insegnanti, da due anni e mezzo sono chini sui libri per arrivare preparati a questo traguardo che
ancora non si vede. I più fortunati non hanno superato la preselezione (e non hanno ricorso) ed
ora non ci pensano più. Tra gli altri qualcuno forse è già passato a miglior vita (su un migliaio di
ultracinquantenni la probabilità è alta), altri hanno raggiunto o raggiungeranno l’età della
pensione. I rimanenti sono ancora chini sui libri a tempo indeterminato e si rovineranno, oltre
alle vacanze estive, anche quelle di Natale. Si dirà che perlomeno accresceranno la propria
cultura personale, il che si ripercuoterà positivamente sul loro lavoro… Niente di tutto questo!
Molti insegnano (ad esempio) materie giuridiche, ma non hanno superato la preselezione nel
loro settore; ora stanno studiando matematica, biologia, scienze motorie o lingua slovena al fine
di superare la fatidica terza prova in un settore non loro: ovviamente in attesa dell’esito del loro
bravo ricorso.
Quest’ultima, ancora, non l’avevamo sentita, ma può tranquillamente starci. Si tratta
presumibilmente di dirigenti scolastici che – a differenza dei docenti vincolati alle materie
insegnate e/o alle relative classi di abilitazione – hanno potuto concorrere in tutti i settori e
sottosettori previsti, oltre che in quello di provenienza quali ex docenti: uno dei tanti capolavori
dei dirigenti- funzionari di Viale Trastevere, profumatamente remunerati, che, con il supporto di
uffici legislativi del ministero e del parere del consiglio di stato reso in sede consultiva, hanno
costruito un bando avente dichiaratamente a suo fondamento «l’imprescindibile conoscenza
disciplinare»; che evidentemente vale per i docenti, ma non per i dirigenti scolastici, presunti ex
lege onniscienti, specialisti in tutto lo scibile degli umani saperi. «Imprescindibile conoscenza
disciplinare» che però, nelle prove scritte e poi negli orali, è deducibile dagli interstizi del diritto
amministrativo, della gestione delle istituzioni scolastiche e dallo stato giuridico del personale,
«con particolare riguardo» all’ultima delle tre elencate tematiche, attinente «agli insegnamenti
impartiti nello specifico grado di scuola e, relativamente alla scuola secondaria, ai settori cui il
concorso si riferisce». Nel mentre è semplicemente assente il minimo richiamo all’autonomia
scolastica (didattica, organizzativa, di ricerca-sperimentazione-sviluppo…) e, latamente, delle
problematiche psicopedagogiche e didattiche; con cui pure un dirigente tecnico – massima
espressione della cultura scolastica! – dovrebbe avere buona frequentazione. E poi progettualità,
motivazione professionale, empowerment, coaching, problem solvine complesso (analisi e
sintesi), vision, mission, processi di innovazione, aggiornamento, ricerca, curriculum, verifica e
valutazione: tutta moneta fuori corso, inservibile, o quasi.
Pare che la ragione dell’ulteriore scivolamento delle prove scritte, non esplicitata, rivenga dal
fatto che l’amministrazione abbia dovuto attendere – insieme ai controinteressati che hanno
ritenuto di doversi costituire come resistenti – l’esito dell’appello interposto davanti al consiglio
di stato, e dal medesimo respinto, contro il provvedimento interinale del TAR favorevole a
ricorrenti avverso il loro posizionamento non utile nella sostenuta prova di preselezione.
Ora si dovrà decidere come risolvere il problema dei «plurisettoriati» - che conservano il loro
diritto a concorrere in tutti i settori in cui risultano inseriti in virtù del superamento dell’unica,
uguale per tutti, prova preselettiva – con il vincolo di individuare i 1450 soggetti reali (anche i
non ricorrenti?) che devono accedere agli scritti, circa 500 in più rispetto ai già ammessi; e
stando attenti a non rimanere impigliati in susseguenti altri motivi di contenzioso (il che
allungherebbe ancora i tempi di espletamento del concorso).
Lo abbiamo già rimarcato, siamo solo al preambolo. C’è voluto un anno per mettere in piedi una
modestissima prova di preselezione, tecnicamente approssimativa ed ictu oculi non esente da
errori di contenuto, oltreché infarcita di items esasperatamente nozionistici, richiedenti un
esercizio di pura memoria (qualcuno ci può dire qual è l’età minima richiesta per gestire una
scuola paritaria?). E sono occorsi ben cinque mesi per conoscerne gli esiti, benché siasi trattato
di quesiti correggibili da un lettore ottico ed in tempo reale; le cui risposte esatte non sono state
mai pubblicate, in barba al principio della trasparenza, codificato dalla legge e dalla medesima
fatto ora assurgere al rango di «livello essenziale delle prestazioni».
Vi è da domandarsi: superati gli attuali intoppi innescati dal contenzioso attivato da candidati
stoppati (e siamo ancora nelle fasi cautelari, poi si dovrà arrivare al merito), quanto tempo sarà
necessario per formulare le prove scritte, correggerle ed infine dipanare la matassa
dell’inesorabile sequela dei ricorsi? Ci sarebbero poi a monte, a proposito di ricorsi, quelli
azionati da gruppi di dirigenti scolastici che hanno contestato in radice l’emanazione del bando
concorsuale perché in contrasto con le norme imperative del d.lgs. 165/01, afferenti all’obbligo
dell’attivazione della previa mobilità professionale – anche nell’ambito delle posizioni
dirigenziali – di cui agli articoli 19, 23 e 30. Ci sono già state pronunce interinali, in primo
grado e confermate in appello, che hanno dichiarato infondato il ricorso, «attesa l’obiettiva
distinzione fra i ruoli e le funzioni dei dirigenti tecnici e dei dirigenti scolastici, la quale rende –
fra l’altro – inapplicabile al caso di specie l’invocato istituto della mobilità». Obiettiva
distinzione, ma basata sulle richiamate norme del d.lgs. 297/94, la cui vigenza nell’ordinamento,
in sede di merito, potrebbe ben essere dichiarata insussistente, come noi crediamo che debba
essere. E’ però probabile che nel merito non si entri, per previa statuizione del difetto di
interesse concreto e attuale a ricorrere (perché è difficile provare il proprio diritto all’incarico
ispettivo – alternativo alla preposizione ad una istituzione scolastica autonoma – pur sempre
soggetto all’alea di una procedura concorsuale, qual è anche la mobilità professionale).
Comunque, tempi biblici. Al cui termine – senza voler rievocare scenari macabri – la
nutritissima truppa dei candidati attualmente ultracinquantenni, se non sessantenni ed oltre, sarà
in pensione o in procinto di esserlo. Rimarranno sul campo quei giovani – per modo di dire – e
solo quelli che saranno riusciti a non collassare. Ispettori per sfinimento, probabilmente di
numero inferiore ai 145 posti messi a concorso.
Un rimedio ci sarebbe. Lo abbiamo ripetutamente proposto e qui lo ribadiamo. Dovrebbe subito
l’amministrazione, agendo in autotutela, revocare il bando concorsuale – che mai avrebbe
dovuto emanare, quantomeno non questo bando – susseguente ad una motivata riconsiderazione
dell’interesse pubblico, sotto il profilo dell’opportunità. Non dovrebbero esserci conseguenze
risarcitorie, a fronte di soggetti che non possono vantare l’acquisizione di diritti, al massimo
potendo allegare un’aspettativa di mero fatto.
Contestualmente dovrebbe promuovere un intervento legislativo d’urgenza che assegni il 50%
dei posti disponibili alla mobilità professionale, riservata ai dirigenti scolastici: dirigenti e non
direttori didattici e presidi, che non esistono più, così come non esistono più gli inerenti articoli
del citato d.lgs. 297/94, compresi quelli impropriamente riesumati dal bando e richiamati dal
consiglio di stato, per sopravvenuta mancanza dell’oggetto ivi normato; dirigenti – non più
figure direttive – che per il consiglio di stato, garante delle discutibilissime interpretazioni
dell’amministrazione, dovrebbero risostenere prove a contenuto equivalente se non analogo, per
di più precedute da una preselezione con effetto di sbarramento, onde acquisire una qualifica di
pari livello a quella già posseduta ed esercitata!
Il conferimento di un incarico c.d. ispettivo dovrebbe seguire i canonici criteri della trasparenza
e dell’imparzialità, tipici di ogni procedura concorsuale, anziché canali clandestini tutti
«politici». Diciamo: motivata valutazione dei titoli, integrata da un colloquio pubblico; se non si
vuole arrivare alla formalizzazione di una vera e propria graduatoria, come nell’esempio recente
del conferimento di comandi per lo svolgimento dei compiti connessi all’attuazione
dell’autonomia scolastica.
L’altro 50% andrebbe riservato a docenti in possesso di consistenti e pertinenti titoli, filtrati da
un’apposita preselezione, ai quali verrebbe così aperta una seconda prospettiva di carriera; e
imponendo un ragionevole limite di età affinché l’amministrazione possa investire sulla loro
ulteriore formazione e giovarsi per un tempo congruo di preziose risorse professionali.
Naturalmente, le prove concorsuali dovrebbero essere tarate sulla peculiarità della funzione e
non replicare i contenuti del bando che qui ne occupa.
Potrebbe obiettarsi che la proposta è inquinata dal nostro essere parti in causa, sempreché non la
si voglia derubricare ad elucubrazioni in libertà o ad artifici giuridico-retorici per impedire lo
svolgimento di un concorso e diventare ispettori ope legis , secondo un autorevole ispettore
della vecchia guardia che a suo tempo ci onorò della sua interlocuzione.
Saremmo allora più credibili se affermassimo che – ci si perdoni la presunzione – avremmo,
allo stato degli atti, un «egoistico» interesse alla prosecuzione di quest’aborto di procedura
concorsuale, dopo aver «brillantemente» superato la preselezione nei quattro settori e
sottosettori prescelti? Magari concentrandoci su quello di originaria provenienza – il più capiente: 44 posti – e in concorrenza con maestri elementari, maestri di scuola dell’infanzia ed
ex direttori didattici; tutti – è ragionevole supporlo – non proprio ferrati nel diritto, atteso che  le
prove scritte e gli orali richiedono, in misura non inferiore all’ 80%, conoscenze, non
superficiali, squisitamente giuridiche?
Il punto interrogativo apposto al titolo vale a significare che il nostro auspicio possa ancora