Concorso a DS in Campania: i ricorrenti gridano “aiuto” per ripristinare uno stato di diritto e di legalità.

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di un gruppo di docenti ricorrenti al concorso per Dirigenti scolastici che si sta svolgendo in Campania:


Gentilissimi

Chi  scrive è un gruppo di insegnanti di ruolo, in servizio presso alcuni istituti scolastici di differente ordine e grado della regione Campania – che ha partecipato al concorso per Dirigenti Scolastici della suddetta regione
Il proprio compito, complesso e articolato, viene assolto, quotidianamente, con sacrificio e passione.
Il sacrificio di cercare di infondere, in un tessuto sociale particolare, la dimensione della cultura della legalità, il fondamento del vivere collettivo, la grandezza della nostra storia, solo talvolta lievemente offuscata dai recenti eventi.
La passione che ogni insegnante porta nel cuore per essere la prima espressione della realtà sociale con cui il giovane si confronta, esogena al suo nucleo familiare. A noi questa difficile ma stimolante missione: tramandare il passato, contestualizzandolo nel presente, partecipando alla creazione del nostro futuro culturale, scientifico, economico, in definitiva sociale.
Questo stesso gruppo di insegnanti tempo fa si è trovato unanime nel registrare un grave sopruso in sede di concorso per dirigenti scolastici.




Tutti , con anzianità ed esperienze professionali differenti, accomunati dal desiderio di contribuire, con maggiore incisività, sulla crescita culturale dei  giovani, tra cui i propri figli, hanno voluto rimettere in discussione il mondo che si erano costruiti, gli affetti, le scelte professionali passate, credendo nella possibilità di un contributo più completo, certo più oneroso ma, proprio per questo, maggiormente esaltante.
Questo gruppo di docenti ha, quindi, affrontato ulteriori sacrifici, non solo personali, per approfondire le tematiche connesse ad un concorso importante, quale quello per dirigenti scolastici, per le quali, in virtù della grandezza e gravosità della missione, appariva doveroso studiare, ricercare, approfondire.
Tutti hanno, dunque, superato una prova pre-selettiva nazionale, oggettiva, registrando votazioni ben superiori al punteggio minimo di 80/100, in un contesto non semplice, attesi i più volte richiamati errori in sede di redazione di domande e risposte, elaborate dal competente Ministero dell’Istruzione.
L’esito positivo dei quiz, pur impugnato in sede amministrativa da alcuni colleghi esclusi,  ha fatto ben sperare, in un concorso sano, scevro da possibili “condizionamenti”,  sempre più frequenti nella nostra amata Italia.
A seguire, l’esame scritto, articolato in due prove, il 14 e il 15 dicembre del 2011;  qui le prime sorprese: alcuni candidati, esclusi a priori dell’esito dei quiz pre-selettivi, con un espediente giuridico, foriero di un conseguente provvedimento cautelare soltanto della sera prima (ma in un caso “particolare”: depositato, discusso e pubblicato nella stessa giornata del 14 – primo giorno delle prove scritte) , hanno partecipato ingiustamente alle prove scritte.
In tutte le Regioni d’Italia, i Tribunali amministrativi si sono dichiarati incompetenti (la competenza appartiene al Tar Lazio essendo la prima prova a carattere nazionale) e hanno negato l’accesso a quei i candidati che non avevano superato la prova pre-selettiva. Solo successivamente, dopo l’espletamento delle prove scritte, il Tar Campania si è allineato agli altri tribunali amministrativi regionali e ha dichiarato la propria incompetenza. In tal senso, nel nostro ordinamento, la perdita di efficacia del decreto cautelare fa sì che le parti vengano ricondotte, retroattivamente, nelle condizioni sussistenti al momento della sua adozione. Viene a determinarsi, cioè, la caducazione del provvedimento emesso e, conseguentemente, l'immediata cancellazione degli effetti giuridici prodotti, medio tempore, dal decreto monocratico come anche degli effetti prodotti dagli atti eventualmente adottati dall'amministrazione per dare esecuzione al decreto stesso.
Pertanto, nel rispetto della legge, gli elaborati di coloro che, in virtù di tali provvedimenti provvisori, hanno partecipato con riserva alle prove scritte, a valle della citata incompetenza territoriale, avrebbero dovuto ritenersi nulli e, quindi, stralciati dall'insieme di tutti gli elaborati. 
Contrariamente a quanto affermato, l'Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, il 30 ottobre 2012, pubblicava l'elenco degli ammessi alla prova orale, tra i quali risultavano ben 103 ricorrenti (coloro che si presentarono all'ultimo momento con avviso alle 16.00 del 13 dicembre 2011 o con avviso nella stessa mattinata del 14 “probabilmente” dopo aver già proceduto all’appello nell’atrio di “un Istituto”!!! ).
In nessuna Regione d’Italia i candidati che non avevano superato la preselettiva comparivano  nell’elenco degli ammessi e soprattutto non dopo che il Tribunale aveva dichiarato nullo l’atto con cui li autorizzava a partecipare alle prove scritte.
Evidentemente la legge non è uguale per tutti… e non lo è ancora di più in Campania
Oltretutto, la loro presenza nell’elenco è un’offesa ai 900 candidati che, invece, la preselettiva l’hanno superata anche con punteggio altissimo e con grandi sacrifici e non sono stati ammessi alla prove scritte. La  correzione, degli elaborati,  inizialmente lentissima, giustificata, presumibilmente, dalla necessità di dover ponderare, con la dovuta equità, elaborati lunghi e articolati, tutto a vantaggio di una classe dirigente scolastica preparata, subiva, incomprensibilmente, un’accelerazione, improvvisa, nella correzione con la successiva  comunicazione degli esiti che, purtroppo, vedeva sconfitti gli scriventi  che, pur consapevoli della propria preparazione e fiduciosi nella Giustizia, non accettavano questo verdetto che non mette in discussione solo l’opzione dirigenziale, bensì anche la propria scelta professionale: come può un docente insegnare se non ha le competenze tecnico linguistiche necessarie? L’esito delle prove questo stabiliva, attribuendo  giudizi incongruenti sugli elaborati, che pur con tanta passione (forse anche un po’ di preparazione????) erano stati redatti in sede concorsuale, quindi, il ricorso, assolutamente circostanziato, al Tribunale amministrativo di Napoli, questa volta competente nel merito attesa la regionalizzazione della prova scritta, nel quale sono state eccepite palesi incongruità, incoerenze e illiceità che non potevano essere sottaciute.
Ma è stato proprio in questa sede  che si è  dovuto registrare la beffa oltre al danno: in ripetute occasioni, prima dell’esito delle sentenze, infatti, vertici politici del Ministero dell’Istruzione si sono rivolti a ben qualificate assemblee, eccependo la liceità dei ricorsi, che “non sono condivisibili dal Ministero” (parole del Sottosegretario Marco Rossi Doria) affermando, inoltre, che il ministero “sta comunque valutando tutte le eventuali misure da adottare sia nei confronti dei ricorrenti, sia nei confronti dei vincitori del concorso, qualora l’indirizzo assunto dal Giudice di appello, non dovesse essere confermato nella decisione di merito”. Cosa significa questo? Forse i ricorrenti devono avere qualcosa da temere dal Ministero solo per aver esercitato un diritto?
La strada intrapresa, comunque, come ormai era quasi prevedibile, non ha dato i frutti attesi. Recentemente si è appreso che il Tribunale adito non ha riconosciuto le  ragioni dei ricorrenti, pur articolate, ampie, motivate e circostanziate, costringendo  gli stessi  a ricorrere al giudizio del Consiglio di Stato, al fine di vedere riconosciute le proprie ragioni.
In tale quadro, la maggiore sofferenza è relativa all’ammissione di quei concorrenti che, invece, non avevano superato il test pre-selettivo e che si erano trovati alla prova scritta in virtù “probabilmente” di qualche cavillo, espediente o imperfezione giuridica. Peraltro, quello che molti , ravvisando tempi di correzione dei propri elaborati inferiori, di molto, a dieci minuti ( meno di sei)  (così scarso tempo deve essere dedicato alla correzione di un elaborato di un aspirante dirigente?)  hanno provato a chiedere, è stata una più attenta correzione, finalizzata ad individuare le giuste motivazioni di una promozione o bocciatura che fosse, senza, però,  avere alcun riscontro dagli uffici scolastici regionali preposti.
Infine emergono palesi conflitti di interessi, che non sono  solo un male politico, tra componenti della commissione e attività condotte, relazioni  con alcuni concorrenti (parentele, master, corsi di formazione e quant’altro) e rapporti con i sindacati.

È questa l’Italia che si insegna nelle nostre scuole ?
È questa la legalità che coincide con il bene perché il bene deve trionfare?
È questo lo spirito più profondo del vivere collettivo?
È questa la vera anima della nostra società?
A queste domande, quale deve essere la risposta che oggi, come educatori sociali, dobbiamo dare?

Docenti, in questa situazione, cosa dovranno insegnare ai propri alunni e ai propri figli? Dovranno insegnare loro che solo il merito, l’impegno e lo studio li renderà uomini capaci di vivere e partecipare ai valori della legalità e della convivenza democratica? O forse che il raggiro delle leggi e delle regole democratiche è la mossa vincente, per vivere in una società dove il merito, l’impegno e lo studio sono ogni giorno calpestati dalle stesse Istituzioni che invece sono chiamate a tutelarli?
Permane un sottile tentativo di nascondere e di sorvolare tutte le illegalità e i raggiri delle regole e delle leggi.
Le sentenze pubblicate a partire dal 24 luglio  possono essere lette ed “interpretate” da tutti: i ricorrenti, della regione Campania, da soli contro il sistema, GRIDANO  “aiuto” per ottenere giustizia e ripristinare, nient’altro che, uno stato di diritto e di legalità.