Nel villaggio turkmeno di Qabak, non
lontano dal confine con la Siria, un camion-bomba è piombato nel cortile della
scuola elementare esplodendo. Gli effetti sono tragici: il tetto dell'edificio è parzialmente
crollato, decine di bambini sono stati colpiti dalla deflagrazione, altri sono
rimasti intrappolati sotto le macerie. I
soccorritori hanno ritrovato un maestro e 14 scolaretti morti. Altri 44 feriti sono tra
la vita e la morte. Una strage di innocenti seguita, poche ore dopo,
dall'ennesimo massacro di pellegrini sciiti in un quartiere di Baghdad: 14 sono
morti, più di 30 sono rimasti feriti, colpiti da un kamikaze che si è fatto
saltare in aria in mezzo a loro mentre si dirigevano a piedi verso un mausoleo.
I soccorritori hanno raccontato scene strazianti, "pozze di sangue, corpi
fatti a brandelli, scarpe o oggetti sparpagliati dovunque". Secondo gli
osservatori la tattica usata accusa i
musulmani sunniti legati ad al Qaida, da gennaio sempre più aggressivi e
organizzati contro la maggioranza sciita del premier Nuri al-Maliki.
Quest'ultimo non è riuscito, dopo il ritiro delle truppe americane nel 2011, a
pacificare il Paese devastato dopo l'invasione internazionale a guida Usa che
ha deposto Saddam Hussein (sunnita).