Il fallimento dei dirigenti scolastici manager

05/08/2013
 
Sul sito della Fondazione Agnelli è stato pubblicato uno studio di Adriana Di Liberto, Fabiano Schivardi, Marco Sideri, Giovanni Sulis, che illustra i risultati di un’indagine sulle capacità manageriali dei dirigenti scolastici (DS) italiani delle scuole secondarie superiori, confrontandoli con quelli di altri cinque paesi industrializzati (Canada, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Svezia).
La Fondazione Agnelli svolge un ruolo di primo piano nelle politiche decisionali che i governanti tendono ad attuare nel corso del tempo nel settore della scuola e dunque leggere i documenti che in questo sito vengono pubblicati è certamente di grande utilità per meglio comprendere ed anticipare le mosse della politica in tema di scuola.
Abbinare un ruolo manageriale a quello del dirigente scolastico, è un qualcosa che dovrebbe mettere i brividi. Ma in realtà ciò è chiaramente in linea con lo scopo della scuola dell'autonomia, che vuole la trasformazione della scuola pubblica in scuola azienda, scuola della concorrenza. Questa ricerca evidenzia che ad oggi il ruolo manageriale dei dirigenti scolastici italiani è a dir poco disastroso.
Si afferma in prima battuta come il ruolo del dirigente manager è fondamentale anche per la performance dello studente, concorrenza, indipendenza, responsabilità sono i punti cardini della scuola del futuro, che vuole il sistema del capitalismo. Per raggiungere questi scopi, gli autori dello studio affermano che “Sistemi scolastici in cui le scuole godono di autonomia gestionale, in cui competono per gli studenti e sono premiate o penalizzate a seconda dei risultati degli studenti, tendono a generare livelli di apprendimento superiore rispetto a quelli centralizzati.
 
 
 
 
Tuttavia, questo principio vale solo in presenza di una infrastruttura istituzionale ben funzionante, senza la quale gli effetti della decentralizzazione potrebbero essere negativi”. Dunque sistema di premialità per le scuole migliori, di penalizzazione per le peggiori, stesso discorso per i docenti e personale della scuola. Il punto critico è sempre lo stesso, cosa vuol dire migliore e peggiore? Quali criteri? Chi decide i criteri?
Gli autori dello studio evidenziano anche che “Qualunque riforma che si basi sulla valutazione dei risultati e che preveda forme di premialità deve applicare questi concetti in primo luogo ai DS: senza innalzare le competenze manageriali dei DS, si rischia di far naufragare in porto ogni tentativo di miglioramento del sistema scolastico italiano. Detto diversamente, aumentare il grado di autonomia delle scuole in presenza di una dirigenza scolastica poco preparata a gestire questa autonomia potrebbe portare a ridurre il livello medio di apprendimento e ad aumentare il ritardo delle regioni con risultati peggiori, in quanto, come abbiamo visto sopra, la qualità delle pratiche manageriali dei DS è mediamente peggiore al Sud”. Confidano una sorta di lume di speranza nell'ultimo concorso nazionale di selezione dei DS, infatti si afferma che “ l’ultimo concorso nazionale ha accresciuto l’importanza delle competenze manageriali e ha abbassato la soglia minima legata all’anzianità di servizio nella valutazione dei candidati.
Sarà interessante vedere se il personale selezionato con queste nuove modalità sarà anche dotato di capacità manageriali superiori rispetto a quello che ha avuto accesso con i concorsi precedenti, nei quali gli aspetti manageriali giocavano un ruolo più marginale. Il secondo aspetto che merita di essere studiato è la formazione”. Nello stesso tempo lamentano che “ i DS italiani provengono tutti dalla carriera dell’insegnamento. Se da una parte è ragionevole imporre che un DS abbia una conoscenza della scuola “dall’interno”, d’altra parte l’insegnamento ha poco a che fare con la gestione di una realtà complessa come una scuola. Oltre all’esperienza come insegnante, sarebbe quindi importante che i DS coltivassero le loro capacità gestionali attraverso una formazione specifica su questi aspetti. La scuola è troppo importante per potersi permettere DS autodidatti dal punto di vista delle pratiche manageriali”.
Ovviamente questo studio non deve stupire, è questa la direzione che ha intrapreso la scuola azienda, concorrenza, premialità, penalizzazione, egoismo e profitto e l'Invalsi che avrà un ruolo centrale nel nuovo Servizio Nazionale di Valutazione altro non farà che perfezionare questo obiettivo.
C'erano una volta i vecchi presidi, certo, si dirà, forse erano autoritari, però ben conoscevano la scuola, vivevano la scuola, si immedesimavano nella scuola, la scuola non è fatta di bilanci, economie e profitto, la scuola è altro e quella italiana è stata sempre all'avanguardia rispetto a quella di altri Paesi occidentali, ma la cultura, il sapere critico, non deve essere più un bene comune da coltivare e per tutti, no, deve essere un lusso a favore di pochi. La scuola azienda i dirigenti scolastici manager, i docenti come operatori di servizio, gli studenti come utenti, insomma stiamo distruggendo il futuro.
 
Marco Barone