In arrivo un nuovo testo unico che stravolgerà il lavoro di un milione di docenti, dirigenti e Ata

da ANIEF
 
Attraverso una serie di decreti legislativi, il Governo chiede carta bianca al Parlamento sull’istruzione pubblica: dagli organi collegiali ridimensionati alle pessime modifiche allo stato giuridico e al trattamento economico del personale, sino al ritorno del corso-concorso beffa per gli insegnanti. Brutte notizie anche per università e ricerca: meno ricercatori, assegnisti e partecipanti alle abilitazioni scientifiche nazionali.
Per oltre un milione di docenti, dirigenti e Ata della scuola ci sono amare sorprese nel collegato scuola, università e ricerca alla legge di stabilità: andando a spulciare nel testo delle legge-delega, Anief-Confedir ha scoperto che il Governo intende adeguare la normativa italiana alla giurisprudenza comunitaria (obiettivo nobile), ma nello stesso tempo ha intenzione di riscrivere un nuovo testo unico sui comparti della conoscenza.
L’esecutivo Letta si appresta ad approvare diversi decreti legislativi, che declassano gli organi collegiali, intervengono illegittimamente su stato giuridico e trattamento economico del personale, riscrivono le regole per l’accesso alla docenza con l’introduzione del corso-concorso beffa nelle scuole, riducono il numero di ricercatori, assegnisti di ricerca e il numero dei partecipanti alle abilitazioni scientifiche nazionali i cui criteri di selezione e valutazione saranno riformulati.
 
 

 
Diversi i passaggi che produrrebbero lo stravolgimento dell’attuale assetto scolastico italiano. Alla lettera h), in particolare, viene istituito il corso-concorso nelle scuole. Eppure migliaia di precari avrebbero pieno diritto alla stabilizzazione dopo aver prestato servizio per più di 36 mesi su posti vacanti e disponibili, come dice la Commissione UE. È anche prevista una riforma degli organi collegiali che lasci a questi la sola funzione consultiva. In arrivo anche una riforma dello stato giuridico e della definizione del trattamento economico del personale con interventi tra le fonti di natura pubblicistica e negoziale, che in verità dovrebbe riguardare tutto il pubblico impiego dopo la privatizzazione del rapporto di lavoro ma che ne dovrebbe vedere “attore” il Parlamento.
Ma le brutte notizie riguardano anche migliaia di ricercatori accademici, con l’introduzione della contabilità delle istituzione scolastiche, come se non ci fosse già un regolamento; la disciplina giuridica degli altri soggetti riconosciuti nel settore dell’istruzione, si spera ricordandosi dei supervisori abbandonati, dei nuovi tutors del TFA o ancora dei vicari non pagati; una riforma dello stato giuridico dei docenti dell’AFAM, magari chiarendo se appartengono al settore della scuola o dell’università.