Per proteggere la dignità dei Prof occorrerebbe rivedere le norme pattizie sul blocco degli scrutini


Dopo l’articolo pubblicato ieri su RTS e condiviso in diverse pagine Facebook, le reazione sono state molte,  ma oltre il sempre puntuale intervento del nostro Vincenzo Rossi, di particolare interesse è quella della Prof.sa  S. M. che riflette sulla poca efficacia degli scioperi proposti dalle sigle sindacali e auspica forme di lotta più incisive come il blocco degli scrutini.

A. B. Copio e incollo da un articolo di Aldo Ficara: "Oggi, infatti, pensare a uno sciopero ad oltranza per la difesa dei propri diritti è un’utopia, perché forse a molti docenti non importa nulla, nemmeno essere difesi da una politica di tagli indiscriminati, che il più delle volte tocca il collega e non se stessi, e che talvolta permette, a chi rimane in piedi, di conquistare piccoli privilegi che fanno dimenticare i torti collettivi subiti."


S. M. Pur avendo aderito allo sciopero di ieri (un'ora di lezione), non ero convinta della sua efficacia. Tengo a precisare che nella scuola in cui insegno solo in due abbiamo aderito, il che mi sembra vergognoso, vista la situazione in cui versiamo tutti, docenti di ruolo e non di ruolo. Occorrerebbe andare sul pesante, come con il blocco degli scrutini o lo sciopero in bianco, ma nella nostra categoria i codardi sono tanti, anzi tantissimi e non funzionerà mai nessuna impresa.

Si ricorda che nel 2010 la Commissione di garanzia sul diritto di sciopero, riferendosi ad una protesta indetta da alcuni sindacati scolastici, Gilda Cobas, Unicobas e altre sigle minori,  che avrebbe dovuto svolgersi dal 12 al 16 giugno (tranne che per le ultime classi) aveva stabilito  illegittimo il blocco degli scrutini.
 


 
 
Così le varie sigle coinvolte sono state convocate presso il dipartimento della Funzione pubblica: le agitazioni sono sì confermate, ma solo per due giorni, e cioè il 12 e il 13. Tale pronuncia "si basa sulla corretta applicazione delle norme pattizie contenute nel contratto nazionale di lavoro della scuola", siglato il 26 maggio 1999.
Infatti, a motivare il "no" al blocco degli scrutini, deciso dall'organismo che regolamenta il diritto di sciopero, ci sono alcune norme del contratto di categoria: ad esempio, che le astensioni dal lavoro non possono durare più di due giorni consecutivi, e un terzo ci può essere solo dopo un intervallo di sette giorni; e che gli scioperi nel periodo degli scrutini non possono in nessun caso provocare un ritardo nel calendario previsto superiore ai cinque giorni.

 

Aldo Domenico Ficara