Diplomarsi a 18 anni: i politici sui banchi

di Sara De Carli

 

Oggi pomeriggio alla Camera un seminario di studi per riflettere sull'idea di portare da 5 a 4 gli anni di scuola superiore


Da quando il ministro Maria Chiara Carrozza ha autorizzato la sperimentazione di scuole superiori da quattro anni anziché cinque, il dibattito impazza. Otto scuole stanno già sperimentando i 4 anni, fra cui l'Istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio (Varese), il Majorana di Brindisi, il San Carlo di Milano. Oggi pomeriggio presso la Camera dei Deputati, i politici si metteranno dietro i banchi per ascoltare cosa ne pensano, di questo taglio di un anno, quelli che la scuola la conoscono meglio, perché la fanno ogni giorno. Convocati dal gruppo Per l’Italia, con l’onorevole Milena Santerini a fare da padrona di casa, diversi esperti presenteranno le loro considerazioni attorno a due macro-temi: “la scuola secondaria ponte per il futuro” e “uscire da scuola a 18 anni”. Interverranno Mario G. Dutto (CeRiForm Università Cattolica), Andrea Gavosto (Fondazione Agnelli), Luisa Ribolzi (Università di Genova), Claudio Gentili (Direttore Educational Confindustria), Orazio Niceforo (Tuttoscuola), Paolo Mazzoli (dirigente scolastico, Roma), Paolo Ferrantini (dirigente scolastico, Bologhna), Pietro Bosello (dirigente scolastico, Varese).
«Il seminario di studi “Diplomarsi con successo a 18 anni” nasce dal desiderio di far dialogare la politica e la ricerca pedagogica, per innovare la scuola», dice l’onorevole Santerini. «Le grandi riforme di sistema sono complicate, ma dobbiamo trovare dei modi per produrre cambiamento e innovazione». La riflessione si articola attorno ad alcuni nodi centrali: «avvicinare scuola superiore e mondo del lavoro, qualificare la scuola, contrastare la dispersione scolastica». All’interno dello spazio disegnato da questi paletti si può pensare, perché no anche al taglio di un anno di superiori: «non è qualcosa di negativo perché effettivamente siamo uno dei Paesi in cui i giovani entrano più tardi sul  mercato del lavoro, l’esigenza è giusta. Agire sui primi anni, anticipando la scuola, non è corretto per ragioni pedagogiche, infatti le scuole dei paesi migliori cominciano a 7 anni», riflette Santerini. Che però precisa: «Non bisogna guardare a quell’anno in meno come un taglio, come un meno né si possono fare riforme della scuola partendo dal principio del risparmio e della riduzione di un anno. Il tema è come qualificare i quattro anni di scuola superiore, come migliorare gli apprendimenti dei nostri giovani».



Se migliorare questi apprendimenti volesse dire togliere un anno di scuola superiore, nessun dramma: sono ormai molti gli studi a livello internazionale che ci dicono che la durata della scuola non è un elemento che garantisce migliori apprendimenti, visto che ragazzi che sono stati meno tempo sui banchi hanno appreso tanto quanto chi ci è stato di più. «Migliorare la scuola vuol dire introdurre didattiche attive, un tutoring personale, fare più orientamento, più laboratori, più alternanza scuola - lavoro». Ad esempio un 4+1 in cui l'ultimo anno sia di apprendistato, di servizio civile, di formazione specifica... Insomma, la scuola sta pensando dei modelli e li ha proposti alla politica, «speriamo ora che il ministero convochi un tavolo di lavoro, perché l'importante è creare dei modelli, sperimentarli monitorare la sperimentazione, fare ricerca».

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