L’Intra moenia entra al liceo

Claudio Dionesalvi, Silvio Messinetti

Scuola. Corsi di recupero tenuti dagli insegnanti dell’istituto dietro compenso privato e «volontario»; prestiti "agevolatissimi" alle famiglie grazie all'accordo con Banca Carime. Il contestato esperimento dello scientifico «Fermi» di Cosenza

C'è un lati­ni­smo dal suono dolce e lieve che meglio d’altro com­pen­dia quel lento pro­cesso di pri­va­tiz­za­zione sociale che pare irre­ver­si­bile. Quella «moder­niz­za­zione senza svi­luppo» su cui dis­ser­tava Paso­lini. L’intra moe­nia (let­te­ral­mente, tra le mura) è stato in que­sti anni il gri­mal­dello con cui la sanità pri­vata ha scar­di­nato quella pub­blica, quella con­ge­rie di pre­sta­zioni ero­gate al di fuori del nor­male ora­rio di lavoro dai medici di un ospe­dale, mediante l’utilizzo di strut­ture ambu­la­to­riali e dia­gno­sti­che dell’ospedale stesso, a fronte del paga­mento da parte del paziente di una tariffa. Il diritto alla salute pie­gato così alle logi­che del mer­cato, alla cul­tura d’azienda, alla discri­mi­na­zione di classe. Con la for­bice che si è allar­gata sem­pre più tra ceti abbienti e meno abbienti, tra nord e sud. E pro­prio un lembo del Mez­zo­giorno, fal­ci­diato da decenni di poli­ti­che neo­li­be­ri­ste, è diven­tato in que­sti mesi labo­ra­to­rio di un qual­cosa che pareva indi­ci­bile sinora: il regime intra moe­nia nella scuola pubblica.

Pub­blica distruzione

Forse è un caso, ma que­sto espe­ri­mento della scuola che verrà mette radici in un liceo scien­ti­fico dedi­cato a Enrico Fermi, in via Isnardi, a Cosenza. È qui che in autunno la pre­side, Michela Bilotta, durante il con­si­glio d’istituto ha pro­po­sto di effet­tuare corsi di recu­pero per gli alunni in dif­fi­coltà, uti­liz­zando gli stessi docenti che al mat­tino pre­stano ser­vi­zio die­tro com­penso pri­vato e «volon­ta­rio» delle fami­glie. È la rot­tura di un tabù. Dopo aver tagliato le disci­pline, alleg­ge­rito i pro­grammi, immi­se­rito la didat­tica, si teo­rizza adesso la fles­si­bi­lità della conoscenza.
Tutto si può com­prare. Anche la lezione in un liceo sta­tale, anche un’attività extra­cur­ri­co­lare. La scuola pub­blica ridotta così a nego­zio pri­vato. Con l’acquiescenza dei par­titi del cen­tro­si­ni­stra locale (Pd in testa), e il silen­zio della mini­stra Car­rozza. Unica orga­niz­za­zione a destarsi dal tor­pore è la Cgil, con la com­bat­tiva cate­go­ria della Flc. «La vicenda dell’intra moe­nia è solo la punta dell’iceberg di quello che avviene al “Fermi” e abbiamo con chia­rezza affer­mato all’ispettore mini­ste­riale che la diri­gente potrebbe non essere ade­guata a una scuola così com­plessa. Sta pro­vando a com­piere una spe­ri­co­lata ope­ra­zione dal sapore clas­si­sta ed esclu­dente — afferma Pino Assa­lone, segre­ta­rio pro­vin­ciale della Flc — che si accom­pa­gna a una con­ven­zione sti­pu­lata con la Banca Carime per finan­ziare un pre­stito a ‘con­di­zioni age­vo­la­tis­sime’ per far fronte alle spese per i corsi di soste­gno stu­dio. È un invito alle fami­glie a inde­bi­tarsi per pagare le atti­vità pro­messe dalla scuola». In spre­gio alla Costi­tu­zione, alla legge ordi­na­ria e ai con­tratti col­let­tivi. Da parte di quella stessa diri­gente che un anno fa voleva tra­sfe­rire le ore di edu­ca­zione fisica in una pale­stra pri­vata. Ovvia­mente a paga­mento. Per fre­nare que­sta deriva pri­va­ti­stica e quest’attacco all’istruzione, la Cgil ha sol­le­ci­tato e otte­nuto (a fatica) l’arrivo degli ispet­tori del Miur. «L’organizzazione pri­va­ti­stica nel corpo di una strut­tura pub­bli­ci­stica, è una vio­lenza — tuona Sil­vio Gam­bino, che inse­gna Diritto Costi­tu­zio­nale all’università della Cala­bria — che mina la solenne regola della gra­tuità e dell’obbligatorietà. L’istruzione è un diritto sociale e se le risorse non bastano si cer­chi la col­la­bo­ra­zione con comuni e Regione». Gli fa eco il col­lega Raf­faele Per­relli, che dirige il dipar­ti­mento di Studi Uma­ni­stici: «Que­sto è nient’altro che dar­wi­ni­smo sociale che com­prime l’uguaglianza. Nella scuola è in atto lo stesso pro­cesso che nella sanità è già in fase avan­zata. Si far­fu­glia il solito man­tra della crisi, dei prezzi cal­mie­rati. E, intanto, si comin­cia a limi­tare un diritto fon­da­men­tale. Un altro bene comune è così messo in discus­sione. E il “Fermi” fa da apri­pi­sta a que­sta invo­lu­zione». Nel men­tre, a via Isnardi, l’aria è sem­pre più pesante. Tra prov­ve­di­menti disci­pli­nari con­tro i docenti non alli­neati, e un’attività didat­tica poco serena.


Le voci del “Fermi”

«Oggetto: Accordo con Banca Carime per finan­zia­mento a corsi di sostegno/studio. Si infor­mano gli stu­denti e le loro fami­glie che la Banca Carime ha accolto la richie­sta del Diri­gente Sco­la­stico circa la pos­si­bi­lità di finan­zia­menti a con­di­zioni age­vo­la­tis­sime». Sì, c’è scritto pro­prio così in una infor­ma­tiva inviata lo scorso 17 otto­bre dalla pre­side al restante corpo sco­la­stico. La nota pre­cisa che «viene offerta la con­ces­sione di un fido avente l’importo mas­simo di 1.000 euro con gestione su conto cor­rente QUBI e tasso deb. di 3,22%». Dif­fi­cile, a que­sto punto, smen­tire che le scuole pub­bli­che ita­liane siano diven­tate aziende a tutti gli effetti.
Con­fu­sione, paura, scon­certo tra gli stu­denti che escono dal liceo al suono della cam­pa­nella. Drib­blano i cro­ni­sti, fanno pre­sente che sono stati i loro stessi com­pa­gni, rap­pre­sen­tanti in con­si­glio d’istituto, a denun­ciare d’aver subito atti di ritor­sione per il sem­plice fatto di essersi schie­rati con­tro l’intra moe­nia. In quella seduta è stata boc­ciata l’ipotesi di rego­la­mento attua­tivo dei corsi di recu­pero a «libera pro­fes­sione» che però rimane in piedi, per­ché appro­vata da una pre­ce­dente riu­nione del con­si­glio d’istituto. Dura presa di posi­zione di Ate­neo Con­tro­verso, labo­ra­to­rio poli­tico degli stu­denti dell’università della Cala­bria: «Que­sto fatto va al di là dei corsi a paga­mento o di scelte poli­ti­che legate ai per­corsi for­ma­tivi, que­sto va a ledere i diritti della rap­pre­sen­tanza e degli stu­denti. Quale garan­zia di demo­cra­zia in que­sta scuola?».
Ma i più sec­cati sono i geni­tori degli alunni. A un primo timido docu­mento di soste­gno all’operato della diri­gente, ha repli­cato una nota duris­sima fir­mata dalle fami­glie schie­rate con­tro i corsi intra moe­nia che segna­lano la grave dise­gua­glianza che si veri­fi­che­rebbe tra ragazzi e ragazze pro­ve­nienti da situa­zioni eco­no­mi­che diverse. E soprat­tutto, i geni­tori chie­dono il rispetto della legalità.
Tra di loro c’è la pro­fes­so­ressa Nata­lina, pre­ca­ria nella scuola media da 15 anni, che viag­gia da una sede all’altra della ster­mi­nata pro­vin­cia cosen­tina. «Non voglio che riporti il mio cognome — spiega — per­ché mi preme che mia figlia fre­quenti serena la sua scuola. Ma quello che mi fa indi­gnare di più, è il modo col quale la diri­genza di que­sto liceo ha moti­vato l’assurda sto­ria dei corsi di recu­pero a paga­mento. Dice che così vuole con­tra­stare il ‘mer­cato nero’ del dopo­scuola pri­vato. È la solita mali­gna piroetta all’italiana. Così si tenta di giu­sti­fi­care una scelta sba­gliata, amman­tan­dola addi­rit­tura di egua­li­ta­ri­smo, sca­ri­cando odio e ran­core con­tro quelle migliaia di inse­gnanti pre­cari che gra­zie alle poche ore di lezioni pri­vate rie­scono a soprav­vi­vere. È come se per con­tra­stare il busi­ness delle agen­zie di viaggi che lucra sulle gite sco­la­sti­che, la scuola si dotasse di una pro­pria agen­zia interna, oppure per boi­cot­tare il ver­go­gnoso mer­cato dei libri di testo, ogni scuola aprisse una sua casa edi­trice e li ven­desse in proprio».
Tra i docenti, i toni non sono più sereni. A gui­dare la pro­te­sta con­tro le scelte della diri­gente, il pro­fes­sore Fran­ce­sco Gau­dio (Rsu della Cgil/Flc) che, insieme a due col­le­ghe, ha rice­vuto dalla diri­gente la fami­ge­rata «riser­vata» con prov­ve­di­mento disci­pli­nare a loro carico avverso il quale è stato pre­sen­tato ricorso al giu­dice del lavoro. In appa­renza la moti­va­zione del prov­ve­di­mento non è legata alla vicenda dei corsi pri­vati. Si rife­ri­sce, infatti, al rifiuto di assu­mere delle fun­zioni che per legge sono facol­ta­tive. L’anno scorso era stato il sena­tore Gio­vanni Baroz­zino (Sel) a rac­co­gliere le tante denunce dei sin­da­cati, pre­sen­tando un’interrogazione alla mini­stra Car­rozza. Che s’è guar­data bene dal rispondere.


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