Paraculismo e brama di carriera le cause del fallimento dell’autonomia scolastica?


di Lucio Ficara
Una delle malattie sociali che ha colpito e sta colpendo tutt’ora il nostro bene amato Paese è il paraculismo acuto che troviamo a qualsiasi livello e in qualunque settore. La scuola italiana, che un tempo ci era invidiata da tutto il mondo, è rimasta vittima di questa sindrome sociale ed umana, che ha trovato spazio ed è germogliata nella culla dell’autonomia scolastica. Un virus quello del paraculismo e della brama di carriera che nulla aveva a che vedere con la cultura e la didattica , ma che secondo alcuni  ha attecchito fortemente all’interno di quel  potere autonomo e decisionale che è ormai radicato all’interno di ogni singola istituzione scolastica. In questi ultimi quindici anni nelle scuole pubbliche italiane, con l’avvento dell’autonomia scolastica e del relativo passaggio di ruolo da Preside a dirigente scolastico,  abbiamo assistito, sempre secondo il punto di vista di qualche osservatore, all’imbarbarimento delle relazioni umane tra docenti , tra dirigenti e insegnanti, tra personale scolastico e direttore dei servizi generali amministrativi. Quale la causa di questo imbarbarimento, sempre secondo chi pensa che questo sia realmente accaduto?
La risposta è semplice: “la brama di carriera” ha spento il sano e corretto spirito di competizione basato sulle abilità culturali, comunicative e didattiche, alimentando una spietata concorrenza volta a mettere in risalto tutti i difetti dei colleghi antagonisti. C’è quindi chi pensa che con l’utilizzo che abbiamo fatto dell’autonomia scolastica si sia superato il limite della decenza e del pudore. In buona sostanza , con l’autonomia scolastica, secondo l’opinione di alcuni che vivono professionalmente la scuola, abbiamo generato un mostro tentacolare dove chi non segue il volere della dirigenza è un emarginato che non conta nulla. Ma è veramente così? Non tutti all’interno delle scuole hanno queste opinioni, c’è anche chi pensa che l’autonomia scolastica abbia migliorato le attività formative e che sia migliorata, ed anche parecchio, l’organizzazione del lavoro. Chi pensa questo, pensa anche che ci sia bisogno di maggiore autonomia, in modo da rendere le scuole ancora più produttive e funzionali alle esigenze degli studenti. Secondo alcuni, il dirigente scolastico dovrebbe potere assumere i docenti e nel caso punirli con sanzioni fino ad arrivare al licenziamento. Il dirigente scolastico, sempre secondo questa linea di pensiero politico, dovrebbe anche presiedere il Consiglio di Istituto oltre che il Collegio dei docenti. Eppure un dato è certo ed oggettivo, a 15 anni dall’entrata in vigore dell’ autonomia scolastica si registrano, dati OCSE-PISA alla mano,  risultati dell’apprendimento dei nostri studenti molto negativi, anche rispetto ai livelli di apprendimento preesistenti prima dell’avvento dell’autonomia scolastica. Allora una domanda sorge spontanea: “continuare sulla strada dell’autonomia scolastica, assegnando al dirigente scolastico sempre maggiori responsabilità o invertire la rotta perché l’autonomia scolastica è stata un fallimento?”