A volte all'interno delle nostre scuole scoppiano incomprensioni tra colleghi che sfociano in veri e propri litigi, che possono avere anche strascichi giudiziari. Vediamo a tal proposito 2 esempi molto indicativi. Iniziamo con una Sentenza n.25611 del
27/06/2011, della Corte di Cassazione Sez. Quinta Penale, riguardante una docente, vittima di offese da parte di un collega. Nella
suddetta occasione la docente offesa era stata apostrofata come “prevaricatrice”,
“maleducata” e “priva di dignità”; espressioni che la suprema corte ha ritenuto
lesive del “prestigio professionale, della dignità e del decoro della parte
offesa”.
I fatti contestati all’imputato si erano svolti in una scuola, in
cui tanto il predetto che la parte offesa prestavano servizio come insegnanti,
e secondo l’ipotesi di accusa si erano verificati in due diverse circostanze, e
cioè una prima volta durante il collegio dei docenti del 1 ottobre 2007 e poi
il 31 ottobre successivo, nell’ambito di un vivace diverbio, di cui altro
collega era stato testimone e s’era interposto tra i due onde evitare che la
discussione sfociasse in atti di violenza fisica; peraltro all’ultima fase del
litigio aveva assistito la stessa preside.
Il GUP ha ritenuto che le espressioni “prevaricatrice”, “maleducata”,
“priva di dignità”, non avessero rilevanza penale non costituendo ingiuria,
mentre per l’altro epiteto ingiurioso (”necrofila fallica”) non risultava
proposta querela.
Per finire con un’altra sentenza dalla Cass. Pen. Sez.V del
27/10/2005, n.39454, secondo la quale il
motivo dei ricorso era legato ad una frase (“siete venuti a rompere le
scatole”) pronunciata da una professoressa nei confronti di un’altra. In
questo caso la parte offesa ricorreva presso la Cassazione per i seguenti
motivi:
·
per erronea
applicazione dell’art.594 c.p., poiché la suddetta frase, per il suo
significato manifestamente dispregiativo, avrebbe un indubbio contenuto lesivo
del decoro;
·
mancanza
e contraddittorietà della motivazione con riferimento alla ritenuta inidoneità
offensiva dell’espressione proferita al cospetto di un’altra collega
In conclusione a scuola, come fuori da
essa, è consigliabile un comportamento corretto tra pari, senza insulti e prevaricazioni.
Aldo Domenico Ficara