Scuole paritarie. Il piatto di lenticchie a chi è già sazio di suo!

 
 
di Vincenzo Pascuzzi 
 
Segnali governativi sulla parità scolastica
Il governo nella legge di bilancio ha raddoppiato i soldi destinati alle scuole paritarie, portandoli da 272  a 500 milioni. Il merito (?) va a Gabriele Toccafondi che sottolinea “abbiamo dato segnali fortissimi sulla parità scolastica!” ma poi aggiunge seccato “Siamo in presenza di un discorso un po’ paradossale. Il Governo finanzia la scuola e la parità e i sindacati e alcune associazioni delle scuole paritarie si dichiarano insoddisfatte. La Fism, per capirci, negli ultimi giorni ha parlato di delusione e irritazione.”
Pierluigi Castagneto (v. articolo 11 nov. su il sussidiario.net) osserva che “l’investimento pro capite medio per studente di tutti gli ordini di scuola statale è di circa 6.232 euro, quello per le paritarie, compresi i fondi per il sostegno, si aggira sui 570 euro. Un rapporto di 11 a 1 “ e quindi “Toccafondi dovrebbe mettere a tema non solo il piatto di lenticchie che è riuscito ad ottenere, ma la sopravvivenza delle stesse scuole non statali cattoliche”.
I numeri indicati risultano corretti come ordine di grandezza. A commento dell’intervista a Toccafondi del 3 nov. su il sussidiario.net avevo infatti parlato di “briciole, elemosina, contentino, misero punto di arrivo senza prospettive, ma spacciato per primo gradino”.
Stando ai numeri, il “piatto di lenticchie” ben rappresenta la consistenza delle risorse statali alle scuole paritarie, però manca qualcosa.
Manca l’osservazione essenziale, e cioè  che il piatto di lenticchie viene offerto a chi è già sazio di suo. Quanto appena detto sta nei fatti, anche se mi aspetto possibili levate di scudi e repliche stizzite con riferimenti a ideologie, cinismo, partito preso e simili da parte di chi non ha altri argomenti.
I crudi fatti testimoniano che le famiglie che scelgono le scuole paritarie sono quelle che possono permetterselo, cioè dispongono (magari anche con sacrifici) di 5 o 6.000 euro all’anno e per figlio. Inoltre e di conseguenza, uno dei motivi della scelta familiare è sicuramente l’ambiente – selezionato per disponibilità economiche e forse ritenuto più a modo – in cui verranno a trovarsi i loro figli. Su questo aspetto non ho dubbi, ed è quello che mette a disagio i gestori delle paritarie.
Da notare che ci sono famiglie con figli che non possono permettersi una retta scolastica privata e ci sono anche altre famiglie, o coppie, o convivenze che non possono permettersi nemmeno di fare figli. E anche ragazzi/e oltre i 30 anni costretti a rimanere a casa dei genitori, e perdippiù indicati, derisi e umiliati come “bamboccioni”, anche da ministri del governo.
 
Senza oneri per lo Stato
Con la normativa attuale (v. Costituzione e legge 62/2000), la invocata possibilità di “libertà di scelta delle famiglie” (peraltro rivendicata più dai gestori delle scuole e dalla Cei, che dalle famiglie stesse (*)) è di fatto riconosciuta a chi se lo può permettere economicamente, come appena notato. La lamentela ricorrente (da oltre 60 anni) di dover pagare la scuola due volte – prima con le tasse e poi con la retta – è pretestuosa in quanto frutto di una libera scelta. Ben più a ragione potrebbero lamentarsi i single, le citate coppie senza figli, i c.d. bamboccioni.
Indubbiamente l’AP di Toccafondi e Lupi ha fatto moltissimo, ed è difficile immaginare che un partitello raccogliticcio possa ottenere di più, né che i partiti maggiori possano occuparsene. Ciò in relazione al percorso dei piccoli passi scelto dalle stesse scuole paritarie cattoliche con l’obiettivo di giungere poco a poco alla parità economica completa (qualcosa come 6 mld/anno a carico dello Stato, dati Agesc) usando la legge 62/2000 come grimaldello o pie’ di porco per aggirare e schiodare l’art. 33 della Costituzione.
Come alternativa al vicolo cieco, rimangono due strade per richiedere la parità economica, cioè qualcosa tipo voucher, buono scuola, costo standard alfieriano: 1) la modifica dell’art. 33 Cost. e 2) il ricorso alla Corte Europea di Strasburgo (CEDU).  Una modifica costituzionale è di difficile avvio ed incerto esito dipendendo dai partiti. Invece il ricorso al CEDU potrebbe essere avviato dai diretti interessati, famiglie e scuole, l’esito non è certo, i tempi non sono brevi, ma è quello che sta vagliando la Fidae a detta della sua presidente Virginia Kaladich.
 
Le paritarie che chiudono
Altra osservazione di Pierluigi Castagneto riguarda le scuole paritarie costrette a chiudere anche – si lascia intendere – per l’esiguità dei contributi statali.
È vero che negli ultimi anni gli iscritti alle paritarie sono calati di circa 20.000 unità/anno e di conseguenza hanno chiuso circa 200 scuole/anno. Ma anche le scuole statali hanno subito un calo di iscritti sia pure minore, in proporzione pari a circa la metà delle paritarie.
I motivi vanno ricercati nella crisi economica che perdura, nel calo delle nascite, nel diminuire degli immigrati, nella difficile sostenibilità delle rette per le scuole paritarie. Queste per altro scontano anche la secolarizzazione della società, il calo delle vocazioni religiose, il fatto che – di conseguenza e  da tempo – non sono più le “scuole dei preti e delle suore” ma sono scuole gestite in vario modo da religiosi/e, la minore qualità del corpo docente: i prof appena possono passano alle scuole statali.
Si dimentica, anzi si scansa di proposito il fatto che le paritarie sono scuole PRIVATE e sono oggetto del vincolo costituzionale esplicito: “senza oneri per lo Stato”. Le chiusure sono in qualche modo fisiologiche: chiudono le aziende private, chiudono gli esercizi commerciali, chiudono anche le scuole.
Possiamo leggere sulla stampa che “In Italia, nel 2015, hanno chiuso 16 imprese ogni ora. 390 al giorno. Oltre 142.000 in un anno” e che nel quinquennio 2011-2015 gli esercizi commerciali sono diminuiti di 138.643 unità con conseguente perdita di occupazione.
Questa è la triste e spiacevole realtà, ma non è certo una consolazione tipo mal comune.
 
Date a Cei quello che è di Cesare
Nella considerazione della questione finanziamento statale alle scuole cattoliche, non si può prescindere dalla posizione della Chiesa e del Vaticano. Il percorso dei piccoli passi venne pubblicamente avallato dal card. Angelo Scola nel suo discorso davanti al Duomo (15.3.2014, 32ª edizione della marcia “Andemm al Domm”) come rincorsa e trampolino per la manifestazione del  10.5.2014, Piazza S. Pietro a Roma, ‘La Chiesa per la Scuola’, con massiccia partecipazione di 300mila fra alunni, docenti e genitori, discorso di papa Francesco.
Secondo le intenzioni Cei, papa Bergoglio avrebbe dovuto lanciare un esplicito, forte e risolutivo monito ai governo italiano in favore del finanziamento statale alle paritarie. Invece nulla, Bergoglio nel discorso di saluto non parlò affatto della questione, nonostante le sicure insistenze del card. Angelo Bagnasco ricevuto dal papa appena poche ore prima.
La posizione e gli intendimenti di Bergoglio possono essere meglio compresi partendo dal “Chi sono io per giudicare un gay?” del 2013 al recente incontro in Svezia con la sig.ra (madre di due figlie e nonna) Antje Jackelén, arcivescovo luterano di Uppsala e alla visita a sette preti sposati alla periferia nord di Roma.
Dal canto suo la Cei di Bagnasco mantiene la richiesta di parità economica – a carico dello Stato – per le scuole paritarie private cattoliche.
 
Dalla Genesi all’Apocalisse
L’esiguità relativa dei contributi statali alle paritarie – in deroga finora tollerata alla Costituzione – è stata prima paragonata al biblico piatto di lenticchie ottenuto da Esaù in cambio della primogenitura (cfr. Genesi 25, 29-34) e poi ha finito anche per scomodare l’Apocalisse.
Nel blog di suor Anna Monia Alfieri appare la citazione “Poiché non sei né caldo né freddo, ma tiepido, ti vomiterò dalla mia bocca” e poi la considerazione: “Le detrazioni fiscali scontentano le famiglie intelligenti poiché detrarre 76 euro, che forse diverranno 121, appare una cifra irrisoria e umiliante per chi sceglie la buona scuola pubblica paritaria ai sensi del diritto che lo Stato Italiano gli “riconosce” ma non gli “garantisce”. Guadagni 76 euro, ma ne spendi comunque 4.000,00, mentre, come contribuente, sai che per un alunno di scuola pubblica statale ne spendi 8.000… “.
Il discorso è il solito, e lo abbiamo commentato. La citazione biblica (Apocalisse 3:15-16) è suggestiva però si riferisce ad altro, a questioni di fede, alla chiesa di Laodicea, a 20 secoli fa, non attiene alla scuola, né ai contributi statali alle paritarie. Ma serve a battere il ferro finché è caldo e a far vedere che si fa.
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(*) Una petizione lanciata 18 mesi fa ha raccolto appena 25.000 firme, pari a meno dell’1% a fronte di 1 mln di studenti e quindi oltre 2 mln di genitori, nonni, altri parenti e 100 mila docenti.
 
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ALCUNI LINK ATTINENTI
 
Toccafondi: abbiamo dato segnali fortissimi sulla parità scolastica!
 
Scuola. Paritarie, i numeri che contano e le scuole che chiudono
di Pierluigi Castagneto – venerdì 11 novembre 2016
 
 
Di quale parità stiamo/state parlando? (commento)
 
Scuole paritarie, Kaladich: pochi soldi ed in ritardo.
 
Scuola: calano iscritti e chiudono le paritarie. I dati ufficiali e le conseguenze per i docenti
 
Focus “Anticipazione sui principali dati della scuola statale” a.s. 2016/2017
 
Tagliati 103 istituti, alunni in calo. Il report del Miur sul sistema: persi 48.500 iscritti
 
www.wired.it › Economia › In Italia chiudono 390 imprese al giorno
 
Andemm al Domm – il discorso del card. Scola – 15 3 2014 -
 
Ecco la verità sulle detrazioni fiscali per le scuole paritarie
 Suor Anna Monia Alfieri BLOG – 12.11.2016