Con School Bonus la politica dimostra di non aver capito il voto referendario del 4 dicembre ?


Gli analisti del voto sul recente referendum costituzionale dichiararono a quache settimana fa che la vittoria del NO, secondo lo studio dei flussi, dipendeva  in maggior parte dalle regioni meridionali e soprattutto dai giovani. Ora con l’attuazione dello School Bonus si colpiscono proprio le aspettative culturali ed economiche delle regioni meridionali e dei giovani, in particolare quelli residenti nel sud e nelle isole. A dimostrazione di quanto detto, riportiamo il contenuto di un comunicato della rete degli studenti datato 26 novembre 2016 ( 8 giorni prima del voto referendario ). A tal riguardo il Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi, dichiarava:” Già due anni fa, sia durante i momenti di contestazione contro la buona scuola che durante i pochissimi momenti di confronto concessi dal governo, abbiamo duramente contestato questo provvedimento (School Bonus ), proponendone la totale cancellazione o quantomeno la destinazione integrale delle erogazioni sul fondo nazionale per la redistribuzione , denunciando la possibilità di un aumento del dislivello tra istituzioni scolastiche, proprio dovuto all’erogazione di questo bonus. Denunciavamo la possibilità che interessi personali dei privati nei confronti delle singole scuole potessero creare scuole di serie A e scuole di serie B, andando ad incidere negativamente soprattutto nelle scuole presenti nelle zone di periferia o di estrema povertà.  Con l’approvazione di questo emendamento la faccenda diventa ancora più critica. I privati avranno libertà di investimento per il miglioramento delle strutture e della didattica, e quella piccolissima fetta di finanziamenti destinati al fondo per la redistribuzione non sarà bastevole per garantire una reale uguaglianza di sistema tra gli istituti scolastici e consequenzialmente un’istruzione pubblica di qualità per tutte e per tutti”. Se la politica del governo Gentiloni  e del Partito Democratico post Renzi aspira a recuperare il consenso di una parte dell’elettorato perso nell’ultimo triennio, allora non si capiscono  certe strategie, che sono sicuramente in continuità con le riforme renziane e con i dettami de La Buona Scuola.

 

Aldo Domenico Ficara