Stefano d’Errico: L’odiatissima L.107/15 con le 8 deleghe dispiega tutta la sua dirompente azione distruttiva
Le otto deleghe approvate dal Governo,
ora presso le “Commissioni Cultura” di Camera e Senato per il parere,
rappresentano l’atto ultimo del processo di scardinamento della scuola
pubblica. L’odiatissima L.107/15 in questo modo dispiega tutta la sua
dirompente azione distruttiva in termini di lesione al diritto allo studio
degli alunni diversamente abili (delega n. 378) e di quelli ospedalizzati o in
case di cura o con diritto all’istruzione domiciliare (art. 8, delega n. 381).
Una lesione che s’estende agli insegnanti di sostegno, attraverso la loro
medicalizzazione e riduzione di numero. Anche il segmento 0-6 anni si
trasformerebbe in “servizio” meramente “custodialistico” diventando così una
sorta di “babisitteraggio” insieme a Nidi di competenza degli Enti Locali, cosa
che poco ha a che fare con la didattica, con seri rischi di regionalizzazione
per il corpo docente.
L’Istruzione Professionale viene parificata
alla “formazione professionale” gestita dagli Enti locali (delega 379). Le
competenze, sempre più depauperate dalle conoscenze, diventano il fine di un’
“istruzione” così concepita, che, partendo dalla Scuola dell’Infanzia (delega
380), raggiunge il suo apice con il nuovo Esame di Stato (delega 384).
Inoltre il sistema di reclutamento dei docenti
diventerebbe una sorta di “sfruttamento” della professione intellettuale
docente, lasciando entrare le nefandezze del “Job act” a “vele spiegate” nel
pubblico impiego attraverso la scuola. Ingiusto appare il nuovo sistema di
reclutamento dei docenti che, se vincitori dei nuovi concorsi, dopo aver speso
3000/4000 euro per parteciparvi (per foraggiare le Università pubbliche),
verrebbero retribuiti circa 400/500 euro lordi al mese per due anni di
apprendistato e sole supplenze. Ricordiamo il paradosso di chi, pur avendo anni
di precariato alle spalle, non è stato assunto con la L.107/15 solo perché non
presente nelle graduatorie Gae, che adesso dovrebbe lasciare una supplenza a
1350 euro al mese, investire sul ‘concorso’ pur essendo già abilitato, per
sperare di tornare a 1350 dopo due anni. Unicobas a tal proposito propone un
doppio canale di reclutamento (50% dei posti a concorso ordinario e 50% a
concorso per titoli per tutti gli abilitati con almeno un anno di servizio –
180 gg., anche cumulativi – che riconosca 12 punti per anno di servizio e 12
punti per ogni abilitazione conseguita, e preveda corsi abilitanti per quanti
sono stati sfruttati per anni nella scuola ed hanno maturato servizio).
Questo abbiamo ribadito, dettagliando la
nostra contrarietà punto per punto, nell’audizione odierna, confermando più che
mai lo sciopero nazionale del 17 Marzo, proclamato con Cobas ed USB (per ora)
contro questa minaccia irricevibile.
Stefano d’Errico
(Segretario Nazionale Unicobas)