Riportiamo un stralcio del comunicato stampa di Francesco Sinopoli,
Segretario
generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL. Nel comunicato stampa
Sinopoli scrive: “ Nel nostro Paese secondo alcuni la
competizione fra scuole dovrebbe contribuire a risolvere le criticità emerse
dalle indagini nazionali e internazionali sui livelli di apprendimento
raggiunti dagli studenti, incentivando il miglioramento delle istituzioni
scolastiche in termini di efficacia e di efficienza. Da qui la centralità delle
informazioni che le famiglie possono ricevere per effettuare la scelta. In
particolare quella sui livelli delle conoscenze e competenze ottenuti dagli
studenti che frequentano quelle scuole. In questa direzione viene sempre più
piegato l’Invalsi. Nel modellino tutto funziona. Nella realtà no. Nella realtà
come dimostra ciò che è accaduto e sta accadendo nei Paesi dove questa idea di
scuola si è sperimentata, chi si trova nelle condizioni di operare la scelta
sono i figli delle famiglie più istruite e spesso relativamente più agiate, con
l’effetto più che di favorire una competizione virtuosa quello di produrre un
vero e proprio rischio segregazione. Nelle scuole dei quartieri più difficili e
nelle zone più disagiate si concentrano i figli di chi per ragioni culturali ed
economiche non è nelle condizioni di orientare la scelta. Il punto non è quello
di consentire una scelta informata ma come si fa ripartire anche nel nostro
Paese quella mobilità sociale che da tempo è in crisi, come si costruiscono le
condizioni per far sì che la scuola sia uno strumento di contenimento delle
disuguaglianze e non un moltiplicatore. Le presunte ragioni “meritocratiche”
che hanno coperto ideologicamente gli interventi sulla scuola degli ultimi anni
dai tagli della Gelmini, al primitivismo della chiamata diretta, del bonus
docenti e di tutto il managerialismo straccione della legge 107/15, compreso
l’assurdo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici che funge da
strumento di pressione per introdurre una competizione interne alle scuole e
tra le scuole producono l’effetto opposto. Alimentano le disuguaglianze
costruendo una scuola che specchiandole nei fatti le moltiplica. La scuola è
costruzione di senso, è capacità di sviluppare relazioni umane, è la
possibilità di offrire saperi “utili”, prima di tutto a costruire cittadinanza,
è l’affermazione del “noi” come comunità di apprendimento e di insegnamento “.
Parole che sicuramente arriveranno al cuore degli insegnanti e renderanno meno
agevole l’opera di chi ambisce allo smantellamento della scuola pubblica.
Aldo Domenico Ficara