Tutto nasce dai gruppi WhatsApp di genitori, che
sempre di più appaiono un’arma a doppio taglio: utili per passare comunicazioni
più o meno istituzionali riguardanti la scuola, mine vaganti quando ogni minimo
problema viene trasformato in una gigantesca diatriba. Un articolo pubblicato in un sito web riporta
alcuni episodi che testimoniano quanto sopra detto. Infatti, una maestra
racconta: “ Ogni sillaba detta in classe viene presa, modificata, estremizzata.
Non si tiene più conto del fatto che la comunicazione avviene in un certo
contesto, che ogni parola ha un’intonazione, che viene accompagnata da gesti.
Uno degli ultimi episodi successi nella mia classe la dice lunga: un alunno è
andato in bagno ma dopo un po’, visto che non rientrava, la mia collega ha
mandato un compagno a verificare che il bambino stesse bene. Quando il compagno
è tornato in classe, ha detto che era tutto a posto: semplicemente, l’amico
stava facendo i suoi bisogni. Al suo rientro, la maestra gli ha chiesto se si
fosse lavato le mani, spiegandogli che l’igiene è importante quando si va alla
toilette.
Questa conversazione, riferita a casa e, con molta probabilità,
strumentalizzata, ha fatto scoppiare il caso: è stato detto che il bambino era
stato trattato male dall’insegnante e definito come un bimbo sporco. Apriti
cielo”.
Aldo Domenico Ficara