Liceo breve: il no del liceo Mamiani




Oggi, 12 settembre 2017, il Collegio dei Docenti dello storico Liceo “Terenzio Mamiani” di Roma ha bocciato all’unanimità la sperimentazione del “Liceo quadriennale” per l’anno scolastico 2017/18. I Docenti hanno mostrato di aver ben compreso la vera finalità di questa bella trovata della Ministra Fedeli, fan dello Smartphone in classe e della scuola easy e friendly in versione supermarket, del tipo “paghi 4 e prendi 5”. Hanno capito che si tratta di un’ennesima controriforma-truffa, finalizzata (come tutte le altre) a ridurre il diritto allo studio spingendo gli studenti al lavoro precoce, rendendo il popolo italiano sempre più bue e tagliando ancora migliaia e migliaia di cattedre e di posti amministrativi e tecnici, così da far “risparmiare” allo Stato qualche altro bel miliardo da destinare a spese militari, banche, stadi, “grandi opere” e prebende varie. Un progetto che partì alla fine del 2012, quando il Governo Monti, non essendo riuscito a costringere i Docenti a ventiquattro ore di insegnamento frontale a parità di salario, decise di “risparmiare” gli agognati miliardi tagliando un anno alle Scuole Superiori. E pensare che questi “conti della serva” vengono spacciati per “progetto didattico”! Però al “Mamiani” non c’è stato bisogno di discussione. La proposta (decisamente indecente) è stata rispedita al mittente con tutti gli onori del caso. Il Liceo “Mamiani” è considerato persino dalla Fondazione Agnelli (che noi di Unicobas Scuola consideriamo nostra controparte) come uno dei migliori Licei d’Italia. Il che, se ce ne fosse bisogno, dimostra che la Scuola migliore è quella le cui fondamenta poggiano sulla libertà d’insegnamento (e di pensiero).

Roma, 12 settembre 2017

Alvaro Belardinelli (RSU Unicobas presso il Liceo 'Mamiani' di Roma)

Aggiornamento 30 settembre 2017 Dall’Esecutivo Nazionale USB Scuola sull’argomento si sottolinea:  “ il “mondo del lavoro” in questa fase non sembra essere particolarmente accogliente, con salari miseri, orari e turnazioni impossibili e troppo pochi strumenti di tutela, come ci insegna il Jobs Act. Se a questo uniamo la riduzione dello sviluppo delle capacità critiche e degli apprendimenti che comporta questa sperimentazione unita alla propaganda sulle competenze e all’assenza obbligatorie dalle aule scolastiche per intere settimane per svolgere l’ASL (lavoro non retribuito e in totale balìa dell’azienda ospitante), allora è perfettamente chiaro il piano del Governo”.