Classe docente sul banco degli imputati


La scuola deve essere un luogo di accoglienza, un luogo dove si cresce
attraverso il dialogo educativo, un luogo dove le architetture
logistiche devono essere moderne, pulite, luminose , prive di barriere
architettoniche, all’avanguardia e spaziose, un luogo dove gli spazi e
le attrezzature permettano di attuare una didattica laboratoriale di
qualità, un luogo dove vengano rispettate le norme UE sulla sicurezza,
il luogo dove si educano e si formano , con il contributo di tutte le
discipline, i futuri cittadini. E’ di estrema attualità il giudizio
politico che vede la scuola italiana messa nel banco degli imputati,
per non essere un’azienda produttiva, in grado di ottenere risultati
di rilievo internazionali. Così come nei primi anni novanta, per
contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico, si è impostata
un’azione didattica di natura pedagogica, improntata sull’empatia tra
discente e docente, come elemento di stimolo, per un miglior
apprendimento e un efficace avvicinamento degli alunni al sapere e al
saper fare. Adesso si propone, a distanza di venti anni, lo stesso
identico problema, infatti la differenza, nell’approcciarsi allo
stesso problema, è notevole. Oggi, come dicevo, sul banco degli
imputati, è la classe docente, rea di non insegnare cose utili e
pratiche ai propri discenti, ma di essere profondamente ancorata ad
una didattica obsoleta, noiosa e poco accattivante, che fa disamorare
i nostri alunni nativi-digitali. Allora ecco proliferare vari corsi
di formazione sulla didattica della matematica, materia considerata
“bestia nera” degli alunni italiani, in cui si consiglia di evitare di
insegnare ai nostri allievi noiose e inutili dimostrazioni di formule
e teoremi, tanto questi non serviranno ai nostri giovani per vivere.
Ecco leggere, con stupore e rammarico, un articolo-intervista di Bruno
Vespa, che afferma che, nel 2012, non è utile studiare il greco antico
(lingua-morta) al liceo classico e che sarebbe meglio sostituirlo
con una lingua moderna (viva). L’idea che la scuola debba istruire i
propri studenti su ciò che risulta utile e proficuo per i modelli
della nostra società attuale è il detonatore che farà implodere la
nostra marcia società. Al contrario la scuola ha l’obbligo
costituzionale di occuparsi di ciò che è squisitamente formativo ed
educativo, con l’ausilio delle strutture tecnologiche e logistiche
moderne e sicure. Quello che voglio dire che una scuola responsabile e
sana, non può e non deve annientare l’individuo, eliminando i valori e
i poteri esistenti nella fase dimostrativa matematica. La
dimostrazione, pur noiosa che possa essere, è un processo di deduzione
che parte da una premessa ipotetica (termine che deriva dal greco
antico uπò-τiτheμi), per confermare la validità di un’altra
proposizione attraverso la “coerenza” di un ragionamento. L’affermare
che la dimostrazione dei teoremi o delle formule di matematica e
fisica, non sono utili per la vita dei nostri studenti, e come dire
annientare la “coerenza” del ragionamento innata in ogni essere umano.
Oltre la fase dimostrativa, in successione c’è la fase applicativa
alle questioni di natura problematica, che è importantissima, ma
necessariamente propedeutica alla prima. Vorrei concludere dicendo
che, da studente di liceo classico di qualche lustro fa e da laureato
in matematica di oggi, l’importanza che hanno avuto per me lo studio
del greco antico e della matematica dimostrativa, nella mia formazione
di individuo, cittadino e professionista , è stato centrale, perché
appreso non per un fine utilitaristico, ma per un fine di pura
formazione ed educazione.

Lucio Ficara