Come nacque la legge 124/99 sulle GAE, l'esperienza del CIP ( terza parte )



Può un’ultima prova concorsuale, quindi per definizione, ultimativa e liquidatoria, risarcire le legittime aspettative dei precari? Può un’unica prova disciplinare assegnare la patente a vita di docente ? Per quanto strano sia il nostro Paese, abbiamo trovato stabilito da qualcuno che la Laurea, requisito necessario all’accesso dei candidati docenti, esprime legalmente il titolo di Dottore in una materia o comunque in un gruppo di discipline, il che dovrebbe voler dire che, se per caso le Università funzionano, cioè non si svolgono  esami di gruppo, non si distribuiscono 18 politici e altro, il Tizio che ha quel titolo legale ha dato certi esami e ha fatto un certo percorso che gli permette di conoscere  la disciplina in un certo modo. Quanto la sa? C’è un voto di Laurea, non occasionale, che dovrebbe rispondere a questa domanda. Diversamente si deve sostenere che la Laurea non serve ad accertare alcuna o poche competenze disciplinari, quindi per assurdo un 110 e lode e alcuni 30 e lode in Letteratura e Grammatica Latina, possono essere rovesciati dal giudizio disciplinare della commissione giudicatrice che potrà paradossalmente affermare, senza appello, che un insegnante precario di questo tipo, anche se da anni svolge legalmente la sua professione, deve essere allontanato dalla scuola perché non ha superato l’unica e l’ultima prova, il che ha il sapore di provvedimenti vagamente Bulgari o antidemocratici e se preferite da democrazia essenziale, come affermava qualche Venerabile. Paradossalmente ad una prova di questo tipo si potrebbe presentare anche un auto didatta senza alcun titolo oppure Gastone di Disney che con la sua fortuna potrebbe tranquillamente vincere il posto o l’abilitazione.


Questo tipo di concorso ricorda molto i bandi pubblici per le gare di appalto, per intenderci quelle di Tangentopoli. Ci chiediamo in modo puntuale e risalente, può lo Stato organizzare una procedura concorrenziale che selezioni i migliori ? Lo Stato ci provò con il Gosplan e la Pianificazione e le cose non funzionarono, ci riprovò recentemente con gli appalti pubblici. Pare che spesso a queste gare si presentavano gruppi di mafiosi raccomandati e sembrerebbe inoltre che tali procedure furono fonte di approvvigionamento illegale per i Partiti Politici. Qualcuno, meglio informato, individuò ciò come una grave forma di distorsione del mercato e come una sorta di prelievo surrettizio di ricchezza nei confronti dei cittadini . E’ certo invece che per entrambi i tentativi dello Stato, qualcuno morì lasciando orfani e vedove, altri scapparono.
Da qui, in primis lo Stato italiano, sembra avvezzo a concetti quali la trasparenza e la legalità nelle procedure concorsuali nazionali o europee, compreso quelle più banali come quelle a premio del tipo gratta e vinci. Ci si vuole fare credere quindi che una macchina che forse non può funzionare per grave vizio logico, ma che sicuramente non ha mai funzionato in tutti casi in cui ha innescato procedure selettive per l’individuazione di vincitori, improvvisamente diventerebbe il massimo dell’efficienza per 1.000.000 di candidati. Per quanto ci sforziamo con la fantasia, noi sani di mente non lo possiamo credere.
Si è ormai aperta una seria crepa strutturale nelle nostre convinzioni aprioristiche.
E’ chiaro che andrebbe scissa l’abilitazione all’insegnamento dalla gara per il posto, se ciò non avviene, e non avviene, si creano delle aberrazioni. Abbiamo cioè, ad esempio, persone che hanno superato il precedente concorso abilitante, ma non superano l’attuale, ve lo immaginate un medico o un ingegnere che è alternativamente abilitato  alla professione? Una grossa idiozia che però nella Scuola italiana diventa somma verità e perfezione.
La gracile risposta dei consiglieri del Principe di Trastevere, che cercano di pronunciare il numero 341, la Legge che istituisce i corsi universitari biennali per il conseguimento dell’abilitazione, è fraudolenta. Ai corsi si accede,dopo la Laurea, eufemisticamente  a numero programmato, per cui realisticamente significa, per chi ce la farà, aggiungere un carico di tre anni ad un curriculum medio di sei o sette , cioè occorre aspettare e prepararsi per dieci anni per partecipare ai nuovi concorsi ordinari  per abilitati. Conviene sicuramente tentare l’accesso alla N.A.S.A.
Se ci spostiamo sul piano dell’efficacia, visto che sul piano dell’efficienza cioè dell’adeguatezza dei mezzi ai fini, le nostre iniziali convenzioni aprioristiche appaiono come barzellette per gonzi, la situazione non migliora. L’antinomia dei concorsi a zero posti è insuperabile anche per gli Acrobati di Viale Trastevere e si aggrava se analizziamo l’omogeneità delle commissioni giudicatrici. Da un punto di vista generazionale stiamo parlando di chi nella Scuola ci è entrato perché aveva occupato militarmente le Università negli anni 70, le quali per poter riprendere la loro attività e sgomberare le aule hanno dovuto regalare Lauree ed esami a candidati che avevano l’unico merito quello di “fare politica”, ovviamente a scapito dei contenuti disciplinari. Promossi sul campo! Naturalmente si poneva il problema occupazionale, risolto dal soccorso rosso sindacale che chiedeva e otteneva dai corrotti, ex post, governi democristiani e con l’aiuto dell’opposizione comunista, ogni tipo di sanatoria ogni tipo di ope legis. E’ curioso notare come questa generazione sessantottina  è quella  oggi, politicamente e sociologicamente, più reazionaria e conservatrice.
Giancarlo Memmo
Seconda parte