Province o provincie: sono un purista, cosa ci volete fare



Sono stato  “ bacchettato “   da un attento lettore de La Tecnica della Scuola  sul termine province, da me volutamente scritto provincie con la “ i “, termine oggi in disuso ( Dizionario Zingarelli ),  ma in passato sicuramente in uso.  Nel mio articolo “ Se saltano le “ provincie “, saltano anche gli USP ? “ l’inserimento  della “ i “ è un preciso e voluto  riferimento alla prima versione  della Costituzione Italiana, dove detta parola è riportata come provincie. Il motivo per cui nella prima versione  della Costituzione Italiana fa bella mostra di sé il termine provincie è etimologico, infatti,  la parola “provincia” deriva dal latino, e al plurale riportava la " i ". 


Nel 1976, Aldo Gabrielli, uno dei più grandi linguisti italiani, pubblicava una serie di regole per dipanare una volta per tutte la questione dei plurali delle parole in –cia, stabilendo la seguente  regola: la i rimane se la c e la g sono precedute da vocale, cade se sono precedute da consonante. Quindi provincia, province. Oggi secondo il Dizionario Zingarelli del 2008 la forma plurale di “provincia” è  “ province “ perché la forma “provincie” è caduta completamente in disuso. Questa “nuova” regola risolve la questione dei plurali di -cia e –gia,  attraverso  un approccio tonico. Considerando cioè dove cade l’accento della parola. Se l’accento cade proprio su quella “i” allora il plurale conserverà quella “i”, diversamente, al plurale la “i” sarà omessa. Anche secondo questa regola più moderna “provincia” al plurale si conferma “pronvince“. Inoltre su un link della Accademia della Crusca  (  http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3943&ctg_id=93 )  si riporta quanto segue: “Per ricordare in quali casi la i si mantiene e in quali si perde, basta fare attenzione a un particolare: se la c e la g sono precedute da una vocale (ciliegia, camicia, fiducia), allora la i si mantiene nel plurale; se invece la c e la g sono precedute da una consonante (pioggia, pancia), allora la i si elimina. La cosa migliore da fare è controllare i plurali difficili sul vocabolario. Oltre a indicarvi la forma giusta, esso avverte che, accanto ai plurali considerati corretti, anche forme come ciliege, valige, e provincie sono ormai usate e largamente accettate ”.  Quindi nel mio articolo “ Se saltano le “ provincie “, saltano anche gli USP ? “ l’inserimento, in disuso per alcuni e largamente accettato per altri,  della “ i “ è un preciso e voluto  riferimento alla prima versione  della Costituzione Italiana, in altre parole un preciso riferimento politico e sociale. Sono un purista, cosa ci volete fare.

Aldo Domenico Ficara