Trasparenza? Quella delle buste.

di Marina Boscaino - 18 settembre 2012

Il 15 luglio 2011 esce il bando di concorso per esami e titoli per 2386 posti da dirigente scolastico, distribuiti nelle Regioni: due scritti e un orale, preceduti da un test preselettivo di 100 domande in 5 ambiti disciplinari, tecnologia e inglese, con un’ora di tempo. L’1 settembre il Miur pubblica circa 7000 quesiti su cui esercitarsi e su cui sorteggiare la prova, identica per tutti. A una settimana dall’esame – svolto il 12.10 – il Miur pubblica una lista di quasi 1000 domande risultate sbagliate. Polemiche su nomi e responsabilità degli autori e costi di un’operazione clamorosamente fallimentare. Cominciano a piovere i ricorsi degli esclusi. Ricorsi che si moltiplicano dopo gli scritti: la percentuale di promossi è assai disomogenea tra regione e regione, così come le tracce delle prove. Le commissioni sono troppo spesso formate da membri di vertici di associazioni sindacali o di enti erogatori di formazione ai candidati: si configurano clamorose incompatibilità e conflitti di interesse.



Caso più eclatante la Lombardia, dove il Consiglio di Stato, in seguito ad una sentenza del Tar, blocca il concorso: le buste contenenti i nomi dei candidati sono trasparenti. Al momento sono bloccati anche Calabria e Molise; moltissimi i ricorsi ancora da esaminare. Silenzio del mondo politico; i sindacati confederali – dopo interventi blandi e inefficaci per tutelare tutti i concorrenti al momento delle preselettive e garantire trattamenti equipollenti nelle varie Regioni - gridano solo ora allo scandalo, stigmatizzando il fatto che 500 scuole in Lombardia siano bloccate: pur di far funzionare la scuola, si immettano i vincitori in ruolo, che le correzioni fossero anonime o no! Pensare prima un meccanismo meno arbitrario e pedestre, con generalizzate garanzie di trasparenza per determinare figure professionali nevralgiche per la scuola, sarebbe stato un atto troppo impegnativo per politica e sindacati.

Sia detto tra parentesi: il Pdl 953, all’articolo sulla dirigenza, emenda l’art. 25 del dlgsl 165/01, della parte relativa agli organi collegiali, che, al comma 2, prevede: “Il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell'istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane.” Ci si può non preoccupare di chi sarà mandato a dirigere le scuole e di come questo sia avvenuto?

Mutismo del Miur. È questa la cura globalmente riservata alla scuola della Repubblica. La recita a soggetto è sempre la stessa: vincitori di concorso (tra cui anche meritevoli e capaci) e non ammessi (tra cui anche meritevoli e capaci) si guardano in cagnesco e si fronteggiano a colpi di ricorsi. La consueta guerra tra poveri alimentata artatamente e con noncuranza dall’inettitudine di chi dovrebbe provvedere alla tenuta non solo gestionale, ma culturale e istituzionale della scuola italiana. Il dimensionamento ha ridotto i posti da dirigente a 1213. Sulle nomine dei vincitori toscani c'è scritto: «La presente individuazione è soggetta ad espressa condizione risolutiva rappresentata dall’eventuale accoglimento di ricorsi giurisdizionali, già inoltrati o che verranno presentati, in seguito ai quali sia annullata la procedura concorsuale in oggetto». Va in scena l'incertezza del diritto.

Roma, 18 settembre 2012

Marina Boscaino