In Lombardia la trasparenza non va ricercata nelle buste ma nei comportamenti di certi docenti



Da tempo si sprecano fiumi di inchiostro per definire le buste trasparenti del concorso per Dirigenti scolastici svolto in Lombardia. Da una parte ci sono centinaia di idonei delusi dagli avvenimenti giudiziari che vengono rinviati di mese in mese, dall’altra molti ricorrenti delusi, a loro vedere,  per essere stati esclusi ingiustamente dal concorso. Studiare, impegnarsi a tempo pieno sacrificando la propria vita nel raggiungimento di un obiettivo professionale, che oggi sembra svanire nel nulla,  è decisamente demotivante, ma la gran parte di tutti questi docenti con grande dignità non si scompone e attende la sentenza del Consiglio di Stato con lo stato d’animo di chi ha la coscienza a posto per aver fatto il proprio dovere fino in fondo. Però, tra questi Docenti con la D maiuscola si nascondono delle anime misere, dei frustrati, persone abituate a colpire nascondendo le mani, dei veri esempi di vigliaccheria in cattedra.

 


 Il riferimento è  a quei docenti ricorrenti o idonei, che nascondendosi dietro un nick name imperversano in rete insultando, inveendo contro tutti e tutto. Persone prive di dignità, uomini o donne di serie B, che non hanno il coraggio di mettere nome e cognome per rendere nota  la paternità del loro pensiero. Queste abitudini, queste paure, queste vigliaccherie dovrebbero spostare l’oggetto della ricerca di trasparenza dalle buste alle persone, perché la presenza di ipotetiche buste trasparenti in un concorso pubblico è un problema risolvibile, mentre la presenza di anonime anime opache all’interno dell’istituzione scolastica non lo è.

Aldo Domenico Ficara