Rossana Lamberti: Lettera aperta ... sul perché lascio il Partito Democratico

L’affidabilità di ogni individuo si misura sulla sua credibilità; si valuta, cioè, sulla sua capacità, o incapacità, di essere consequenziale con i fatti e con le azioni a quanto ha detto e dice.
Oggi, non ritengo che il Partito Democratico sia più credibile, perché i suoi rappresentanti non sono più credibili.
Il PD ha cercato, "responsabilmente accettato" (?), un governo nazionale con il PDL dove, sulla base della cd. emergenza, non c’è un pensiero dominante. Troviamo al governo dell’Italia una pappetta informe e uniforme, un insieme di partiti che si trova d’accordo, veramente, solo nel concretizzare una politica del rinvio (e che nessuno venga a sbandierarmi, per favore, il vacuo decreto del fare!).
In questa shakerata  poltiglia di idee non c’è più il PD, quello che nacque al Lingotto e in cui tanti avevano sperato. 
E’ un dato di fatto incontrovertibile: il più grande partito di sinistra ha perduto la propria connotazione.
Paura per la vita futura del PD? No.
 
 
 
Le sigle, i partiti vanno e vengono, spesso portati via dal vento della storia. Non mi affeziono ai simboli, anche se per quello del PD ho speso tempo, pensieri, ho versato parole, ho affrontato battaglie. Quello che resta, che deve sempre restare, quando sono ben saldi e chiari, sono le idee, i valori.
Ho, invece, timore per la vita della democrazia, quella vera, quella dove progetti e principi si contrappongono, quella che porta alla possibile alternanza di governo.
Il PD è responsabile di quello che sta accadendo alla democrazia in Italia perché è staccato, completamente avulso da ciò che accade nel Paese.
Le persone lo stanno percependo come un soggetto teso esclusivamente a conservare i propri interessi correntizi e individualistici. E le scelte che si sono susseguite nel tempo ne danno conferma: l’incapacità di percepire i motivi della disaffezione delle persone alla politica ed ai partiti, poi la chiusura verso Rodotà (che avrebbe aperto a scenari diversi), lo scriteriato e personalistico assassinio politico di Prodi, l’inettitudine nell’evitare un profondo chiarimento con i famigerati 101, la rielezione di Giorgio Napolitano che sta svolgendo alla lettera il mandato per cui è nuovamente Presidente della Repubblica, e poi il governo con il PDL e tutto quello che è seguito.
Io ho fatto campagna elettorale credendo e parlando alle persone dell’ITALIA BENE COMUNE: oggi di quell’Italia non c’è traccia.
Lascio il Partito Democratico perché non ho più intenzione con il mio silenzio (che può sembrare assenso) di legittimare lo scempio politico che è sotto gli occhi di tutti. Uno scempio che parte da Roma, e che sui nostri territori, indicando come esempio proprio l’odierna esperienza romana, cerca di giustificare un obbrobrioso consociativismo. E parlo con cognizione di causa visto gli ultimi accadimenti a Cava de’ Tirreni, la mia città, che vanno proprio in tal senso.
Ma non abbandono la politica, credo che i miei ideali, i miei valori meritino ancora tutti i miei sforzi affinché si realizzino, il mio senso di responsabilità lo pretende.