Le nuove Brigate Rosse occhieggiano ai No-tav

Alta tensione in Val di Susa. Dal carcere in cui sono rinchiusi, Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, militanti delle cosiddette “nuove Brigate Rosse”, hanno fatto uscire un documento nel quale invitano il movimento No Tav a «compiere un altro salto in avanti, politico-organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare» nel quale si sottolinea la «valenza antagonista di portata generale» del movimento contro l’alta velocità. E parla di «simpatiche consonanze» fra i No Tav imputati nel maxi processo di Torino e la loro «dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici».
L’appello brigatista arriva nel giorno in cui si annuncia lo schieramento di altri 200 soldati a difesa dei cantieri Tav in Val di Susa. Ma anche un nuovo prefetto a Torino, Paola Basilone, ex vicecapo della polizia. «Lo Stato fa lo Stato», ha spiegato il ministro degli Interni Angelino Alfano. «La Tav si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino». E ha aggiunto: «Rafforziamo i contingenti che proteggeranno l’avvio dei lavori della talpa».





Una nota del suo ministero aveva già spiegato le ragioni dell’invio dei soldati: «Dopo un’approfondita analisi delle manifestazioni di protesta e dei recenti episodi di danneggiamento a carico di alcune imprese, legati alla realizzazione della Tav Torino-Lione il comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza del cantiere». Finora erano circa 215 i militari del quinto reggimento Alpini impiegati nella difesa della recinzione del cantiere.

http://www.europaquotidiano.it/2013/09/20/le-nuove-brigate-rosse-provano-la-fusione-con-i-no-tav/