ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA UTILE RIFLESSIONE PROPOSTA DAL PRESIDE ANTONIO VALENTINO.

di Vincenzo Pascuzzi


In risposta a “Prove sì, prove no. Verità sulla valutazione, vi prego” di Antonio Valentino (*)


1) «Verità sulla valutazione, vi prego.»
- La richiesta va-andrebbe indirizzata al Miur e per suo tramite anche all’Invalsi.
- Valutazione di cosa? Da valutare è l’intero sistema scolastico a partire dal ministro, dal Miur stesso, passando per gli edifici, le strutture, la normativa, la burocrazia, ecc., ecc. fino ad arrivare agli uscieri, ai bidelli. Invece per la valutazione, il discorso è stato ristretto all’apprendimento a prescindere da tutto il resto! In pratica si è assunto che dal ministro fino ai d.s. funziona tutto! Il che non è vero, o è da dimostrare. L’operazione valutazione è di tipo astuto, gattopardesco, auto-assolutorio fino ai d.s. e potenzialmente colpevolizzante a partire dai docenti: vuole cercare i responsabili fra le vittime e poi magari punirli. Di recente, un preside di Modena si è espresso proprio così: «Ecco la "formula" per cacciare i docenti incapaci»!
- Miur non è interessato e forse nemmeno in grado a disvelare la “verità” richiesta da A.V., allora siccome interessa e ci interessa, dovremo cercarla noi.

2) «prove cosiddette oggettive»
- Con riferimento anche ai test Invalsi, non esistono prove oggettive, se non nella loro correzione. Scegliere le domande, formularle, proporre le risposte, stabilire il numero e il peso delle domande stesse, determinare il tempo delle prove, …. Sono tutte attività intrinsecamente soggettive e in parte aleatorie.
- I test (interni o scolastici?) proposti dal docente - all’interno del rapporto insegnamento-apprendimento e con riferimento a determinate parti di programma svolto - sono cosa ben diversa dai test (esterni o estranei, o ministeriali, o fiscali?) del tipo proposto da Invalsi. L’uso dei primi, più o meno diffuso, è tranquillo e pacifico. Sui secondi c’è diffidenza, rifiuto, contrarietà anche da chi è, o si ritiene, costretto ad effettuarli.




3) «può il tema della valutazione dei sistemi formativi …. essere sganciato da quello della valutazione come funzione della didattica ….?»
- la questione si pone impropriamente perché la valutazione del sistema scolastico è stata semplificata e ridotta alla sola valutazione degli apprendimenti.
- Nell’ambito della semplificazione, la risposta dovrebbe essere negativa, ma deve cambiare il ruolo Invalsi: da fiscale, estraneo, punente deve diventare amichevole e di sostegno.

4) « pratiche valutative “intuitive”»
- Tutta la parte centrale della riflessione (prima e seconda considerazione) rientra nell’ovvietà, almeno per molti.
- Il riferimento alle pratiche valutative ancora in atto risulta po’ capzioso e, allo stato, appare un po’ come voler confrontare solide ed tradizionali costruzioni fatte con i mattoni con i prefabbricati o il cartongesso.
- “Vorrei sommessamente far presente che la scuola per anni è vissuta senza valutazione ed ha funzionato benissimo. Avevamo una scuola elementare d’eccellenza e il suo predecessore Gelmini l’ha rovinata cancellando i moduli e le compresenze.” Così si esprime il preside Eugenio Tipaldi (“Ancora sulla valutazione e le prove Invalsi”).

5) «la critica alle agenzie di rilevazione come l'INVALSI non può significare critica distruttiva nei confronto di prove oggettive e test;
- Certamente no. Questo aspetto è già stato chiarito C’è differenza tra test interni e test esterni.
- “Ora non sono contrario alla valutazione in generale …. si dirà che non deve essere autoreferenziale e sono d’accordo, ma dove sta scritto che deve essere generalizzata e così dispendiosamente costosa, in tempi di vacche magre?” Sempre il preside Tipaldi.

6) « all’assenza di una cultura valutativa diffusa»
- Chi deve introdurre e diffondere questa cultura della valutazione? Forse i docenti di loro iniziativa? Non dovrebbe essere il ministero a provvedere, a formare, ad aggiornare? Oppure i docenti devono essere come i soldati a cavallo dello zar che dovevano provvedere a loro spese sia all’equipaggiamento che al cavallo?

7) Poi ci sono altri problemi:
- c’è il problema dei costi o meglio del rapporto costi-benefici;
- quello dei tempi; quello del teaching to the test;
- quello di coinvolgere gli insegnanti più esperti nei contenuti;
- quello della terzietà e della trasparenza dell’ente di rilevazione.