Sciopero ad oltranza degli insegnanti islandesi. Perché e come protestano per avere un nuovo contratto.

di Michele Broccia           
 
 
Gli insegnanti delle scuole superiori islandesi sono in sciopero dal 17 marzo scorso. Lo sciopero continuerà ad oltranza, fino a quando non ci saranno risposte soddisfacenti, da parte del governo, alle loro richieste. L’azione, oltre all’interruzione di qualsiasi attività didattica, porterà al blocco degli esami con gravi conseguenze sui risultati dell’intero anno scolastico. Anche il sindacato dei docenti e del personale universitario (Félag háskólakennara) ha annunciato l’adesione allo sciopero nel periodo degli esami, dal 25 aprile al 10 maggio.
Motivi dello sciopero. Prima di tutto lo stipendio. Il contratto degli insegnanti, ci informa Reynir Þór Eggertsson, segretario del sindacato Felag Frammhaldsskóla Kennara, è scaduto a gennaio 2014. Gli insegnanti chiedono un rinnovo che tenga conto che, dal 2006 ad oggi, i docenti hanno perso il 17% sulla busta paga rispetto agli altri lavoratori statali. Lo stipendio medio lordo di un insegnante è di circa 450.000 corone islandesi (ISK), dalle quali si devono decurtare il 40% di tasse e si arriva a circa 270.000 ISK, che corrispondono, al cambio attuale, a 1750,00 €. “Con questi stipendi”, dichiara Jóhanna Guðrún Gunnarsdóttir, docente di italiano presso la Menntaskólinn við Hamrahlið a Reykjavík, “un insegnante non sopravvive perché sono troppo bassi rispetto al costo della vita e al di sotto della media, e quindi si è costretti ad integrare con altri lavori”. Uno stipendio medio in Islanda si aggira intorno alle 400.000 ISK nette. Le ore di insegnamento settimanali sono 24, di 40 minuti ciascuna (16 ore effettive), ma che diventano 43 ore se si considerano la preparazione delle lezioni, le partecipazioni alle riunioni collegiali e altri impegni didattici.
Numero degli studenti. Cinque anni fa una classe era normalmente composta da 20, o al massimo 25 studenti, oggi nella maggior parte delle classi trovano posto più di 25 ragazzi. Questa situazione comporta un aumento del carico di lavoro per i docenti. Sempre più insegnanti optano per l’esame finale unico ed evitano di insegnare tramite progetti perché la loro correzione necessita di maggior tempo. Tutto questo ha portato a un peggioramento della qualità della didattica.
Aumento dei giorni d’insegnamento. La nuova legge sulle tasse, che dovrebbe entrare in vigore dal 2015, comporterà un incremento del carico di lavoro in quanto aumenterà i giorni di insegnamento di circa due settimane. Verrà introdotto, inoltre, un nuovo sistema per cui se le classi sono costituite da piccoli gruppi di studenti, le ore lavorative conteggiate saranno inferiori. Gli insegnanti, afferma Reynir, sono preoccupati perché non si sa cosa effettivamente comporteranno questi cambiamenti. Senza contare che molti non si fidano del governo.



Diminuzione finanziamenti. Con il nuovo governo di centrodestra, capeggiato dal primo ministro Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, ci sono stati tagli ai finanziamenti statali in media di circa il 30%. Questo significa che molte scuole avranno difficoltà a pagare lo stipendio agli insegnanti e ad acquistare materiale didattico e quant’altro. Nella Menntaskólinn í Kopavogi, scuola superiore con circa 500 studenti di Kopavogur, città contigua a Reykjavík, i finanziamenti per l’acquisto di attrezzature varie sono passati da 20.000.000 ISK a 2.000.000. In pratica quasi azzerati. Le scuole dovrebbero trovare fonti alternative di finanziamento, e non sarà facile. Il governo di centrodestra, che aveva dichiarato di sostenere la nazione, ha operato finora solo tagli alla cultura e all’istruzione.
Il sindacato degli insegnanti.Fino al 2000 esistevano due sindacati: il KÍ (Kennarasamband Íslands) e l’HÍK (Hið Íslenska Kennarafélag). Il primo annoverava soprattutto docenti delle scuole elementari e medie e il secondo insegnanti delle scuole superiori. Se un solo sindacato proclamava lo sciopero, poteva capitare, come succede spesso in Italia oggi, che l’azione di protesta fosse a macchia di leopardo. Lo stesso anno le due organizzazioni si sono fuse in un unico sindacato, il KÍ (Kennarasamband Íslands), in seno al quale vi sono altri sindacati, rappresentativi delle diverse categorie.
Proclamazione sciopero. Le trattative tra il governo e il sindacato degli insegnanti sono cominciate a dicembre dello scorso anno. Prima dello sciopero, conferma Reynir Þór Eggertsson, ci sono stati circa trenta incontri che non hanno portato a nessun risultato. A febbraio 2014 l’80% degli iscritti si è espresso a favore dello sciopero.
Come scioperano gli insegnanti islandesi. Per proclamare uno sciopero è sufficiente che la maggioranza (50%+1) degli iscritti voti a favore dell’azione di protesta. Una volta indetta l’astensione dal lavoro, tutti gli insegnanti e il personale scolastico sono in sciopero, eccetto il preside. Nessun insegnante può lavorare, salvo alcune categorie particolari. Lo stato non paga nessun dipendente e recarsi al lavoro, fatto improbabile se non impossibile, significherebbe una gravissima violazione dell’azione di protesta.
Nuovo fronte. Dal 25 aprile al 10 maggio si aprirà un altro fronte di protesta. Anche il sindacato dei docenti universitari (Félag Háskólakennara) chiede adeguamenti stipendiali e maggiori finanziamenti. Dal 2008, anno della bancarotta, l’università islandese ha perso competitività rispetto agli altri paesi scandinavi, dove gli stipendi sono superiori del 30/50% rispetto a quelli islandesi e le risorse sono state ridotte del 25%. La protesta all’università bloccherà lo svolgimento degli esami finali, con conseguenze non prevedibili per i molti studenti che hanno contratto dei mutui per pagarsi gli studi.
Il sindacato paga gli insegnanti. Dal 17 marzo ad oggi sono trascorse più di due settimane e dodici giornate lavorative. Com’è possibile riuscire a portare avanti una protesta per così lungo tempo in modo così unitario e senza cedimenti? Reynir spiega che il sindacato dispone di un fondo, istituito espressamente per gli scioperi, con il quale si pagano gli scioperanti e grazie al quale i lavoratori recuperano circa il 70 % del loro normale stipendio.
Gli studenti e i loro genitori. Sempre a detta di Reynir, gli studenti e i loro genitori, per ora appoggiano la protesta, soprattutto perché migliori condizioni lavorative significheranno un miglioramento dell’efficacia didattico-educativa. Le piscine e i musei, per venire incontro agli studenti, in questo periodo sono gratuiti.
I negoziati con i rappresentanti del governo e gli incontri tra il personale in sciopero si svolgono ogni giorno. Ogni giorno ha luogo una riunione informativa tra gli insegnanti e viene diramato un comunicato sugli esiti degli incontri con il governo, che viene pubblicato sul sito sindacale. Se dovesse raggiungersi un accordo, lo sciopero verrebbe posticipato, in attesa di sottoporre le proposte governative all’attenzione degli iscritti. Sebbene non si siano ancora avuti riscontri alle richieste dei docenti, il sindacato è ottimista. Ma se non si arrivasse a un accordo accettabile entro la fine di quest’anno scolastico, il corpo docente è pronto a riprendere la protesta a settembre.

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