L’accordo siglato dal ministro
dell’istruzione Valeria Fedeli con i vertici delle rappresentanze sindacali di
settore, si ricollega ad un’altra intesa, sottoscritta il 30 novembre tra il
ministro della funzione pubblica, Marianna Madia ( ministro confermato nel
governo Gentiloni ), e le stesse federazioni sindacali. Quest’ultima intesa, infatti, impegna il governo a promuovere il varo di un
provvedimento legislativo che dovrebbe ripristinare la supremazia del contratto
rispetto alla legge. In pratica un abbattimento del pilastro portante della
riforma Brunetta, in altre parole l’abbattimento della inderogabilità delle
norme di legge da parte della contrattazione collettiva e la sostituzione
automatica delle clausole contrattuali difformi con le norme di legge con cui
contrastano ( il raggiungimento di un obiettivo dove potrebbero rendersi utili i parlamentari del M5S ). Per quanto detto nel caso in cui il legislatore non provveda nei
tempi giusti a dare attuazione ai patti contenuti nell’intesa del 30 novembre,
le deroghe che saranno introdotte nei contratti collettivi, anche per effetto
dell’intesa del 29 dicembre, potrebbero non valere nulla.
Chiaramente a livello politico la conferma della riforma Brunetta comporterebbe
la conferma de La Buona Scuola in tutto e per tutto, ovvero un nulla di fatto normativo con il conseguente inizio di una nuova protesta
degli insegnanti, sul tipo di quella già recentemente provata dalla politica italiana il 4 dicembre 2016.
Per ricordare meglio la riforma Brunetta si rimanda al seguente articolo di RTS
Per ricordare meglio la riforma Brunetta si rimanda al seguente articolo di RTS
Aldo Domenico Ficara