Intervista a Tullio De Mauro di Giacomo
Russo Spena
Il giudizio è fermo: “Il provvedimento
va ritirato”. Tullio De Mauro ragiona senza ideologismi, argomenta e analizza i
dati. Illustre italianista, storico docente universitario di Linguistica alla
Sapienza di Roma e, per un brevissimo periodo, ministro dell’Istruzione ha le
idee chiare sulla buona scuola: “Non è una riforma, nel ddl manca un quadro
complessivo di riassetto del sistema scolastico”.
Una bocciatura, netta, per il
governo Renzi. ( I domanda: Professore, entriamo subito nel merito del disegno
di legge. Quali aspetti non la convincono?). Dal potere incontrollato dei presidi al ruolo
semplicemente consultivo del collegio dei docenti, fino all’assurdo sistema di
finanziamento. Il meccanismo del 5 per mille non agevolerà l’autonomia scolastica
ma la diseguaglianza: si amplierà la divaricazione economica tra le scuole
creando quelle di serie A e quelle di serie B. Nelle zone benestanti giungerà
al plesso scolastico un importo maggiore rispetto alle strutture poste in zone
disagiate e povere del Paese. Infine, la questione della stabilizzazione degli
insegnanti precari come intimato da una sentenza europea. Nel ddl i numeri sono
avvolti nell’oscurità, rischiamo di attuare soltanto 100mila assunzioni.
E per
gli altri? (II domanda: È giusto utilizzare il termine “riforma” per la buona
scuola della ministra Stefania Giannini?). Lo affermava lo stesso premier Renzi, mesi fa.
Non considerava il provvedimento una riforma strutturale mentre nella versione
definitiva del testo si è palesato, impropriamente, il termine. Il vero dilemma
della buona scuola non è rappresentato dalle misure sbagliate, quanto dalle
gravi manchevolezze: è assente un quadro complessivo di riassetto e di
riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione. Siamo lontanissimi. E il
Paese ne aveva invece bisogno per riagganciare la scuola ai valori della
Costituzione vigente.