Così Renzi nel 2014 si era espresso
sulla scuola:
“Gli insegnanti sono stati sostanzialmente
messi ai margini, anche dal nostro partito. Abbiamo permesso che si facessero
riforme nella scuola, sulla scuola, con la scuola senza coinvolgere chi vive la
scuola tutti i giorni. Non si tratta solo di un autogol tattico, visto che
comunque il 43% degli insegnanti vota PD.
Si tratta di un errore strategico:
abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola,
generando frustrazione e respingendo la speranza di chi voleva e poteva darci
una mano. Il PD che noi vogliamo costruire cambierà verso alla scuola italiana,
partendo dagli insegnanti, togliendo alibi a chi si sente lasciato ai margini,
offrendo ascolto alle buone idee, parlando di educazione nei luoghi in cui si
prova a viverla tutti i giorni, non solo nelle polverose stanze delle
burocrazie centrali. Casa per casa, comune per comune, scuola per scuola, da
gennaio 2014 i nostri insegnanti, i nostri assessori alla scuola, i nostri
circoli, i nostri ragazzi saranno chiamati alla più grande campagna di ascolto
mai lanciata da un partito a livello europeo, sul doppio binario di una
piattaforma tecnologica dedicata e di un rapporto personale, vis a vis.
Chiameremo il Governo, il Ministro, i suoi collaboratori a confrontarsi sulle
proposte e sulle idee.
E daremo risposte alle proposte degli insegnanti, non
lasciandoli soli a subire le riforme, ma chiedendo loro di collaborare a
costruire il domani della scuola”.