Violenze contro gli insegnanti: Urge un credo pedagogico


Riportiamo un commento ad un nostro articolo condiviso nel gruppo Facebook Informascuola:

Da quando la scuola ha un po' troppo semplicisticamente accettato di avere utenti, clienti, stakeholders, mission e vision e forse da quando la parola partecipazione è diventata sinonimo di invasione di campo, la scuola sta perdendo di vista la sua natura più autentica. Lavoro nell'autovalutazione, badate bene, ma i concetti di qualità non possono prescindere dall'autentica natura del sistema complesso che è la scuola. Se ci si limita a ricalcare modelli aziendalistici, tutto sommato l'alunno che non arriva agli obiettivi diventa percepibile come una sorta di scarto. Nessun genitore vuol sentirsi dire che il proprio figlio nella filiera produttiva è uno scarto. Allora il docente diventa l'operaio che non lavora bene o non è stato attento alla produzione mentre scorreva il nastro. Gli si imputano colpe e si pretende il bollino dal controllo di qualità e se questo non viene concesso, viene percepito il sopruso, l'ingiustizia e si ricorre alla violenza. Forse perché la paura dello scarto nella nostra società che ne produce tanto è veramente qualcosa che ci riporta a paure ancestrali, a timori per la sopravvivenza. Nella società della crisi economica, tanti di questi episodi stanno non a caso, credo, venendo alla luce. Urge pertanto un grande ripensamento del modello aziendalistico della scuola. Urge riportare al centro il concetto di persona. Urge non gridare. Urge parlare tanto, a bassa voce, ma con autorevolezza con i genitori, con i dirigenti. Urge avere convinzioni e idee pedagogiche. Urge un credo pedagogico.

Cristiana Cirilli