Per fare “ la buona scuola “ ci vogliono “ le buone teste “




Riporto un mio articolo scritto nel settembre del 2014 prima dell’inizio de La Buona Scuola renziana e che nei contenuti si mantiene ancora attuale: “ Dal 15 settembre al 15 novembre sarà tutto un susseguirsi di buoni intenti su come migliorare il sistema scuola, ci saranno incontri, dibattiti, forum, scontri dialettici e ideologici, il tutto condito da un’informazione che rappresenterà posizioni e rivendicazioni di parte.  Sono particolarmente stimolanti alla discussione le parole del Prof. Salvatore Settis (dal 1999 al 2010  direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa), che dalle pagine de L’Espresso in un suo articolo dice: “ Quanto alla scuola, a parte la farsa di centomila assunzioni rimangiate in un giorno, le dichiarazioni del ministro Giannini fanno trasecolare: la scuola pubblica risorgerà grazie a capitali privati; intanto, per «garantire la libertà di scelta educativa» bisogna archiviare il «pregiudizio ideologico» che privilegia la scuola pubblica su quella privata. Giannini copia impudicamente la sua predecessora Gelmini, secondo cui «la Costituzione dice che la scuola, sia statale sia paritaria, è sempre pubblica». Ma la Costituzione dice il contrario (art. 33): «la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». In questi ambiti, Renzi è un innovatore o no? Non lo è, perché innovare non è riciclare i progetti del centro-destra e la deregulation reaganiana. Lo è, invece, per uno stile di governo che punta tutto sull’effimero e nulla sul permanente “. Altre voci interessanti come quelle di Repubblica.it snocciolano su “ La Buona Scuola “ percentuali e numeri: “ la riforma della scuola ne esce maluccio: i giudizi negativi ammontano al 72,4% del totale, mentre i pareri positivi si fermano al 13,9%. Per il 26,2% dei post la riforma è iniqua, perché premia alcuni penalizzando ingiustamente altri; per il 17,2% è contraddittoria, perché fatica a mandare in pensione alcune categorie di insegnanti mentre annuncia massicce stabilizzazioni di docenti precari; per il 14,7% sposa la logica, ritenuta inopportuna, del “ lavorare tutti per guadagnare meno ” (“Blocco stipendi statali ma assunzione dei precari scuola” ) “. Ma in fondo a tutti questi ragionamenti  la ricetta innovativa è sempre quella più semplice: per fare “ la buona scuola “ ci vogliono “ le buone teste “. Ma “ le buone teste “ si trovano soltanto contraccambiando le loro qualità intellettive con retribuzioni adeguate  e con un riconoscimento dell’attività svolta in termini di dignità sociale. Se, come si fa oggi per tutti gli attori della scuola, si bloccano gli stipendi, e si rende vano un aggiornamento professionale efficace e mirato ad obbiettivi strategici lungimiranti, allora non ci si deve lamentare di una situazione culturale e strutturale labile, che pervade irrimediabilmente tutta la scuola,  dalle fondamenta alle vette più alte (sono testimonianze attive tutti gli errori proposti nei concorsi pubblici scolastici degli ultimi anni ). Insomma quando la testa delle persone è buona,  tutto ciò che circonda il loro operato diventa buono, e la scuola non fa eccezione “.

Aldo Domenico Ficara