Doriano Ficara: in Piemonte si deve tornare ad avere unione di intenti, condivisione di pensieri e rispetto delle realtà


Riportiamo il discorso di Doriano Ficara, Segretario provinciale Flc Cgil Cuneo, fatto in occasione del congresso regionale svoltosi ieri a Torino:


" Oggi la FLC CGIL del Piemonte oltre a fare un importante congresso a mio parere deve fare i conti con se stessa e con la realtà, e noi assieme alla nostra struttura dobbiamo farli da compagni, da formatori, da amministrativi tecnici ed ausiliari, da filosofi del pensiero critico e soprattutto lo dobbiamo fare uniti evitando di lasciare indietro qualcuno. Senza assicurare la terre promesse a nessuno, senza proporre soluzioni miracolo che potrebbero avere risvolti peggiori del problema stesso, ma offrendo, nel presente, le condizioni perché ognuno possa costruirsi una sua autonomia provinciale. E queste condizioni non sono futuribili o rinviabili ad un imprecisato domani, ma dobbiamo porle in essere qui, adesso. È nel presente è oggi che ai nostri territori devono essere dati gli strumenti per ricostruire la loro autonomia.
Sappiano di avere all’orizzonte nuove sfide e nuovi nemici non possiamo permetterci il lusso di affrontarle divisi al nostro interno, lacerati nelle nostre aspettative, repressi nelle nostre ambizioni. Il rischio è che si parta già perdenti. Il compito di un buon condottiero è quello di serrare le truppe, è quello di unificare i pensieri, è quello di fare da collante tra le ideologie dei compagni.
E’ necessario che ognuno di noi possa, con le proprie peculiarità, dare il meglio per la proprio territorio, evitando come a volte succede personalismi che troppo male fanno alla nostra struttura ed al nostro territorio.
Sono consapevole che la riflessione con cui ho iniziato questo mio intervento è irrituale, ma irrituale è la situazione che abbiamo affrontato in questi ultimi anni al nostro interno ed all’esterno della nostra struttura. Irrituale è fare un discorso che si rivolge a tutti ma soprattutto a me stesso; irrituale è isolare un singolo tema, conferendogli una valenza generale, ma la situazione lo impone; irrituale è limitarsi ad evocare il cuore emotivo della questione, chiedendo allo stesso tempo di evitare personalismi, ma il momento lo richiede, irrituale è pretendere ora subito risvolti puntuali e operativi in una struttura che, sappiamo bene, si muove in modo lento ma inesorabile. Forse non è altrettanto irrituale dichiarare che dalle risposte che otterrò, a queste mie sollecitazioni, dipenderà il mio orientamento di voto oggi che la coerenza tra le parole ed i fatti condizioneranno le decisioni sul mio futuro politico e terzo, ma non di minore importanza, che solo con il superamento di quei personalismi (anche per conto terzi), causa dell’indebolimento di una struttura che si trova già da sola in un momento politico difficile, si otterrà nuovamente l’apertura ad un dialogo costruttivo, mai sviluppato con il territorio di Cuneo.
Si tratta di una scelta irrituale sì, ma meditata, fatta per mettere in evidenza l’esigenza di tornare ad avere unione di intenti, condivisione di pensieri e rispetto delle realtà, andando al di là dei numeri e degli accordi scritti frutto di una cultura che non ci appartiene ed alla quale non possiamo e non ci dobbiamo inchinare.
Entro nel merito delle mie proposte basate sul principio inderogabile della responsabilità da rappresentare attraverso tre principi chiave: il primo riguarda l'aprire, il riportare i territori e la loro autonomia al centro; il secondo, l'alzare lo sguardo sul futuro che ci attende; il terzo, riguarda la nostra capacità di innovare.
1)    Aprire: Senza il sostegno e il collegamento tra territori non faremo mai nulla, né di nuovo né a soluzione delle molte incombenti attese.
2)    Futuro: Non possiamo essere soffocati dal presente non possiamo affidarci solo ai numeri. Certo il presente ha le sue ragioni, ma è la necessità di imporsi sul futuro che richiede lungimiranza. Il futuro dei nostri territori, come della nostra Autonomia, deve essere il propulsore del nostro modo di operare, a partire dalle problematiche contingenti.
3)     Innovare: dobbiamo rinnovarci, ma anche il saper fare meglio quello che già facciamo. E’ necessario creare nuovi ponti relazionali tra strutture provinciali e regionale; dobbiamo ripensare le modalità di lotta e di confronto; dobbiamo aggiornare e modificare profondamente il modo con cui ci organizziamo all’interno del territorio piemontese; dobbiamo rinegoziare i modi di presentare proposte e di acquisire idee e di comunicarne gli esiti, permettendo sempre più ai territori attraverso i suoi rappresentanti di contribuire alle decisioni collettive.
Spero che il documento programmatico della FLC Piemonte contenga il riferimento a quanto ho detto e che non siano solo parole. L'attenzione esasperata alle dotazioni finanziarie e ai distacchi, non deve farci perdere di vista un patrimonio ben più grande: quello del nostro saperci autogovernare, utilizzando in modo oculato e con lungimiranza le competenze che la storia, e non gli statuti, che le persone che ci hanno preceduti, e non gli organismi, ci hanno consegnato. Per affrontare i problemi che abbiamo di fronte è necessario uno scatto in avanti nel modo che abbiamo di governare i processi e le risorse ".