Riflessioni sulla laicità della scuola statale: da Gaetano Salvemini a Vincent Peillon



Il tratto distintivo della scuola pubblica italiana è che essa è laica e plurale: è una scuola di tutti e per tutti, senza distinzione di razza, di sesso, di genere, di religione.
La scuola è un'istituzione laica della società civile, un servizio pubblico dello Stato: come tale essa non deve farsi carico di un insegnamento specifico della religione. Sono in molti a pensare che nella scuola pubblica non possa esserci alcun insegnamento "di" religione, né come catechesi o evangelizzazione, né come pre-catechesi o pre-evangelizzazione, e neppure come cultura religiosa, ovvero sono in molti a pensare che qualunque forma d'indottrinamento religioso o di sollecitazione del sentimento religioso si configuri come violazione della libertà di religione. Quindi secondo l’impostazione laica della scuola statale  l'unico insegnamento possibile è quello extra-religioso, cioè quello scientifico "sulla" religione, condotto con l'aiuto delle scienze umane (antropologia, etnologia, sociologia ecc.). Sempre sul concetto di laicità della scuola statale Gaetano Salvemini ammetteva l’esistenza delle scuole private, avrebbe lasciato loro libertà di pensiero e di parola (“chi ha miglior filo, tesserà migliore tela”), e “tutto avrebbero potuto fare”, salvo alcune precise condizioni: che gli insegnanti scelti liberamente dalle scuole private non pretendessero poi di essere immessi nelle scuole governative senza concorso e che gli alunni delle scuole private – come quelli delle governative – passassero esami di stato innanzi a commissioni formate da insegnanti governativi. A questo “centro strategico di tutta l’impostazione laica” si accompagnavano alcune conseguenze: le scuole private, dotate di grande autonomia ed indipendenza, non avrebbero potuto però rilasciare certificati di studio aventi valore legale: “gli attestati di capacità con forza di legge dovevano rimanere una funzione esclusiva del diritto pubblico”   Anche in Francia nella Costituzione  all’art. 2 si legge: “ La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale”. E, più specificatamente riguardo alla scuola, già si leggeva nella Costituzione del 1946, che è alla base di quella attuale: “L’organizzazione dell’insegnamento pubblico, gratuito e laico in tutti i gradi è un dovere dello Stato”. Molto interessante, a questo proposito, è anche la Charte de la laïcité à l’école (Carta della laicità a scuola) presentata dal Ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon, il 9 settembre 2013 ed affissa in tutte le scuole statali francesi, che per così dire rincara la dose, affermando per esempio:
·        La Repubblica laica determina la separazione tra le religioni e lo Stato. Lo Stato è neutrale nei confronti delle convinzioni religiose o spirituali. Non esiste una religione di Stato.
·        La laicità garantisce a tutti la libertà di coscienza. Ciascuno è libero di credere o di non credere. La laicità permette la libera espressione delle proprie convinzioni nel rispetto di quelle altrui e nei limiti dell’ordine pubblico.
·        La laicità della Scuola offre agli allievi le condizioni per poter formare la loro personalità, esercitare il loro libero arbitrio e prepararsi alla cittadinanza. Essa li protegge da ogni forma di proselitismo e pressione che impediscano loro di fare autonomamente le loro scelte.
·        Il personale ha il dovere della più completa neutralità: non deve manifestare le sue convinzioni politiche o religiose durante l’esercizio delle sue funzioni.
·        Gli insegnamenti sono laici (…).

Aldo Domenico Ficara