Riportiamo l’inizio di un articolo
pubblicato sul sito web ROARS riguardante la regionalizzazione dell’istruzione:
“ Il protocollo d’Intesa firmato lo
scorso ottobre dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e il governatore del
Veneto per la formazione di insegnanti di storia e cultura veneta, acclamato da
Zaia come “anteprima dell’autonomia regionale che verrà” e definito dal
ministro come un’“esperienza che verrà esportata anche in altre regioni perché
trova fondamento nel quadro normativo nazionale della scuola dell’autonomia”,
induce più di un timore.
Se leggiamo l’articolo 10 dell’intesa della Lombardia,
perfettamente identico all’articolo 11 della Regione Veneto, vediamo che in
queste regioni si chiede un’organizzazione propria del sistema di educazione e
formazione, differenziata dal resto d’Italia, si chiede una disciplina autonoma
delle modalità di valutazione del sistema scolastico che si aggiungerebbe a
quello nazionale (ovvero, un doppio Invalsi, regionale e statale), si chiede,
infine, una disciplina autonoma della programmazione dei percorsi per le
competenze trasversali. Il problema,
dunque, è culturale, cioè politico. Queste regioni vogliono una scuola in cui
ciò che si insegna sia deciso a livello politico, in cui gli insegnanti siano
controllati a livello politico, in cui gli studenti siano istruiti, educati e formati
secondo precise finalità politiche, decise nella filiera corta della gestione
partitica regionale e della governance politica locale “.