Il lavoro dell'insegnante è un ripiego ?

Riportiamo l'inizio di una lettera anonima inviata ad un portale web di una città del nord Italia. Nella lettera si dice: " Chi ha il dovere di valutare i nostri ragazzi qualche volta insegna perchè è in possesso di un titolo di studio, che sia stato conseguito quando negli anni settanta si affrontavano gli esami in gruppo, questo non ha importanza. Capita anche che qualcuno si sia dedicato all’insegnamento perchè con il tipo di preparazione raggiunta in modi così raffazzonati non potrebbe certo azzardarsi a lavorare nell’ambito che gli competerebbe. L’insegnamento non può essere un ripiego, un modo per sbarcare il lunario, soprattutto oggi che la scuola è sempre più un ricettacolo di problemi che ogni santo giorno stanno lì davanti agli occhi di tutti. Immaginiamo poi se il sedicente insegnante deve affrontare classi numerose e sempre più vivaci, con ragazzi non rispettosi, e famiglie che si aspettano che chi sta in cattedra sia maestro nella materia che dovrebbe insegnare ed esempio di correttezza! Insegnare significa trasmettere le proprie conoscenze comunicando: ma una persona che non si sa rapportare con i ragazzi che cosa comunica ammesso che abbia qualcosa da trasmettere? 
Alla fine però chi deve valutare è lui, l’ineffabile: lui che pretende rispetto ma, come succede, si permette di rivolgersi ai suoi alunni in modo anche pesante, lui che è disponibile con i bravi e scostante con chi gli dà filo da torcere, lui che sta in cattedra a leggere il giornale o a pensare ai fatti suoi. Perchè l’insegnamento è stata una scelta obbligata (una volta nel calderone va bene tutto). Ormai alla soglia di una pensione che si allontana sempre di più lui è un frustrato che umilia i ragazzi che dovrebbe contribuire a far crescere ".