Collegio docenti: nella scuola-azienda non c' é piú niente da discutere

Riportiamo un commento all'articolo di Lucio Ficara scritto su Facebook da Domitilla Ganci

La rifessione che mi invitano a fare queste osservazioni, é profonda e richiede uno sguardo d' insieme onesto e disincantato sulla scuola degli ultimi anni.
Io insegno da quasi trent' anni e la scuola in cui sono entrata tanto tempo fa, era totalmente 
diversa da quella di oggi.
Sono entrata in una scuola in cui i docenti, specialmente i piú maturi, provenivano da esperienze culturali, storiche e politiche che ne avevano segnato il percorso. Avevano una coscienza etica e una consapevolezza del ruolo sociale della scuola e dell' insegnamento, che contraddistingueva vita privata e professionale. L' appartenenza politica era, ancora, un vanto. Molti avevano fatto esperienza sindacale e conoscevano, con sicurezza, tutta la normativa.
Ricordo Collegi docenti di tre o quattro ore, caldissimi, che si sospendevano e riprendevano, di sera, di sabato, perchè c' era sempre da discutere e chiarire. Il preside, spesso, era un arbitro e un mediatore nelle varie questioni. Gli interventi erano appassionati e lasciavano intravedere vite impostate sull' idealismo di gente che "ci credeva". Nel tempo, questi insegnanti barricaderi, per motivi anagrafici, sono usciti dall' orizzonte scolastico che, nel frattempo, subiva sconvolgimenti epocali, a partire dall' autonomia scolastica. Nella scuola sono entrati i quattro spicci che hanno diviso i docenti non sulle idee, ma su altro.
I dirigenti scolastici hanno ridotto progressivamente il numero delle riunioni, che sono diventate sempre piú silenziose e brevi e piú simili a monologhi ed elenchi di comunicazioni, perchè nella scuola-azienda, non c' é piú niente da discutere.
Il corpo docente ha cambiato pelle. Nessuno parla piú di idee, di etica, di confronto. L' infinita moltitudine dei precari, giovani e meno giovani, parla solo di graduatorie, stipendi che non arrrivano, concorsi, punteggi. I colleghi di ruolo, moltissimi prossimi alla pensione, stanchi e demotivati, parlano poco, svolgono in fretta quello che devono fare e hanno voglia solo di uscire dalle aule il piú rapidamente possibile.
L' insegnamento é diventato "tecnica" e basta.
Griglie e schemi di valutazione sono argomento di chilometriche conversazioni e sterili e monotone discussioni nascono intorno a frazioni di punteggio...
In un panorama sconfortante, piatto, gelido, in cui i docenti hanno perso ogni consapevolezza del ruolo, umiliati da bassi stipendi e scarsa considerazione sociale, molti ambiscono solo ad entrare nella corte vicina al dirigente e a raccogliere le briciole che cadono dalla tovaglia e quel misero potere con cui amano esasperare i colleghi.
Non si puó tornare indietro. Gli insegnanti, oggi assimilati alla classe impiegatizia meno incisiva, hanno perduto per strada dignitá e bussola e oggi, disorientati e confusi, privi di quel background che ne contraddistingueva orgoglio e incisivitá educativa e sociale, credo non sarebbero in grado di gestire alcunché e, a mio parere, é meglio che abbiano una guida... che sia il meno peggio possibile, perchè ad altro non possiamo aspirare.