Con il Covid 19 l'aspettativa di vita si riduce e la pensione deve arrivare prima


Prima del dramma sanitario causato dal coronavirus  sulla aspettativa di vita correlata alla pensione di vecchiaia si scriveva così: “diversi studi mettono in evidenza come nel corso degli ultimi anni la speranza di vita si sia progressivamente incrementata. Un trend che proseguirà nel futuro. Purtroppo l'effetto non è positivo per il nostro sistema di pensionamento pubblico che dovrà erogare prestazioni per un periodo di tempo più lungo. Per tale ragione il Dl 78/2010 convertito con legge 122/2010 ha previsto dal 1° gennaio 2013, il progressivo innalzamento dei requisiti per l'accesso alla pensione (di vecchiaia ed anticipata) che consentirà di sterilizzare gli effetti dell'allungamento della vita media della popolazione.  Innalzamento confermato anche dalla Riforma Fornero che, nell'art. 24, comma 12, della legge n. 214/2011, ha previsto che per tutti i requisiti anagrafici previsti dalla legge stessa per l'accesso attraverso le diver­se modalità stabilite al pensionamento, nonché al requisito contributivo per la pensione anticipata, trovano applicazione gli adegua­menti alla speranza di vita”. Oggi le cose sono radicalmente cambiate e l’ aspettativa di vita si è notevolmente abbassata. Solo pochi mesi fa è stato deliberato l’incremento di 5 mesi ( da 66 anni e sette mesi a 67 anni ) per poter andare in pensione di vecchiaia, ora sarebbe intellettualmente onesto scendere di molti mesi e far andare le persone in pensione almeno 12 mesi prima.