Il Post ha parlato con 17 insegnanti di
scuole primarie, medie e superiori, che lavorano nelle province di Torino,
Cuneo, Milano, Brescia Cremona, Mantova, Verona, Bologna, Forlì-Cesena,
Firenze, Roma, Reggio Calabria e Catania, per farsi raccontare quello che si
sta facendo in diversi contesti e molti racconti si somigliano: dopo la prima
settimana in cui gli insegnanti hanno dovuto pensare a come continuare a
insegnare (e in molti casi hanno assegnato un eccesso di compiti a casa perché
presi alla sprovvista), è cominciata la didattica a distanza, in forme diverse
a seconda dell’età degli alunni, come richiesto dal governo.
Non mancano i
problemi, ma tutti gli insegnanti con cui il Post ha parlato sono abbastanza
ottimisti, contenti della partecipazione dei propri studenti alle attività didattiche
a distanza e convinti del fatto che le attività che si stanno portando avanti,
per quanto limitate rispetto alla didattica tradizionale, siano molto
importanti.
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