Riportiamo l'inizio di un articolo della Preside
”Un professore è uno che parla nel sonno altrui”, (Wystan Huh Auden) e così i docenti, in tempi di didattica a distanza, pur non nativi digitali, superando i propri limiti nell’utilizzo delle tecnologie, sono scesi in trincea e riuscendo a “perforare” le resistenze giovanili dettate dall’adolescenza si sono “sintonizzati” con il sentire dei propri studenti. Con grande responsabilità, professionalità, senso di appartenenza, di fronte a una situazione improvvisa, sono riusciti a “riconvertire” la loro quotidianità da reale a tecnologico-virtuale perché, al di là dei compiti e delle lezioni virtuali, sono, oggi più di ieri, diventati rassicuranti figure educative: il loro sguardo rincuorante, il loro tono caldo e autorevole, le loro battute sdrammatizzanti, ridonano, infatti, giornalmente ai ragazzi e alle famiglie uno spaccato di “apparente” normalità che li aiuta a elaborare l’ansia e l’angoscia innescate da questa pandemia.
Vai all'articolo completo